La visione del film documentario su Tornatore intitolato Il complesso dell'opera prima è un'esperienza illuminante per chi è appassionato di cinema e una ghiotta occasione per comprendere meglio i meccanismi (complessi) che ci sono dietro la realizzazione di un film.
Tornatore è tutt'uno con il cinema, fin dall'infanzia il suo immaginario ne è stato plasmato. Infatti, a ben pensarci, il vero protagonista di Nuovo Cinema Paradiso è proprio la magica luce proveniente dal proiettore dietro le spalle degli spettatori della scalcinata sala cinematografica della Sicilia più profonda.
Questo suo amore sconfinato è stato ribadito ed esplicitato più volte e in vari modi anche in altri film, per esempio L'uomo delle stelle o Baarìa.
Un'altra cifra stilistica molto importante del suo cinema è il grande lavoro di scrittura che si ritrova in tutti i suoi film. Ogni dialogo, ogni inquadratura, ogni sviluppo narrativo dei vari personaggi deve essere funzionale al senso ultimo del racconto, niente può essere lasciato in sospeso.
E forse, proprio per questa sua cura maniacale del dettaglio, questo controllo assoluto della sua opera, a noi spettatori odierni abituati a un diverso approccio, può fare apparire il suo modo di fare cinema inattuale. Cioè, uno stile di racconto che ricorda il cinema classico, il cosiddetto cinema di papà secondo la vulgata della Nouvelle Vague. E proprio l'anatema lanciato a suo tempo dai critici di Cahiers du Cinema ha negativamente influito sull'utilizzo di questo tipo di stile di racconto da parte dei nuovi cineasti.
Tuttavia, lo stile desueto di Tornatore non fa perdere fascino alle sue storie né ne riduce la grandezza. Anzi, forse è probabilmente questo tocco di classicismo che fa di Tornatore uno dei registi più apprezzati del mondo. Non a caso molti grandi attori del nostro tempo hanno lavorato con lui: Gérard Depardieu, Geoffrey Rush, Tim Roth, Ben Gazzarra (tanto per citare soltanto i più conosciuti).
Una riuscita metafora di come la storia narrata deve essere un meccanismo perfetto è rappresentata dagli ingranaggi che nel suo ultimo film, La migliore offerta, vengono trovati dal battitore d'asta (cioè il protagonista del film) nella villa abbandonata che l'ereditiera misteriosa deve vendere e che, poco alla volta, vanno a comporre l'automa, grazie al quale la vicenda non potrebbe prendere avvio.
E questa sorta di deus ex machina occulto dà vita a un racconto nel quale vero e falso, autenticità e artificiosità, verità e menzogna continuano a inseguirsi, a contrapporsi e a sovrapporsi.
In definitiva, quello che emerge da questo documentario è la straordinaria passione di Tornatore per le infinite storie che la vita e il cinema sono in grado di raccontare alle persone, lasciando il segno, grazie alle emozioni, sull'immaginario collettivo del mondo.