Storia di un donnaiolo sfrenato che adora e cerca tutte le donne, per il quale il sesso femminile è una vera e propria ossessione, che supera tutte le passioni, gli interessi, le amicizie e persino il lavoro. L'uomo che amava le donne ruota tutto attorno a questa passione-ossessione e snocciola momenti di ricerca, soddisfazione e racconto a posteriori dei piaceri del protagonista, fino all'inizio-finale con il funerale del dongiovanni.

Film un po' scialbino e freddo, che non trapela e non trasmette la minima emozione. Tutta la narrazione si snoda tra fashback e flash forward, il che dona alla pellicola una certa mobilità, contrapposta diametralmente alla fissità dei dialoghi e delle azioni dei personaggi.
Il protagonista, che vorrebbe essere descritto come un dongiovanni incallito, si dimostra più un 'ragioniere del sesso' piuttosto che un focoso e passionale latin lover. Nessun sentimento, non solo amoroso, ma neppure puramente sensuale o fisico trapela da questa specie di maschera di personaggio, che sembra tutto fuorché una figura a tutto tondo.
Stesso discorso vale per le numerose protagoniste femminili: quelle che si innamorano di lui, quelle che lo odiano, quelle che stanno semplicemente al suo gioco... Tutte quante appaiono piatte, simili, senza pathos e senza sfumature di carattere. Vogliamo parlare dei dialoghi? Ridicoli, per non dire risibili, senza interpretazione, senza immedesimazione, in altre parole: irreali.
Era forse questo lo scopo di Truffaut? Se sì, bisogna dar atto che vi riesce benissimo. E se sì, perché? Che significano gli interminabili scambi di gelide battute tra i personaggi? Il protagonista inoltre risulta, a occhio di chi scrive, assolutamente in-credibile: al di là del suo aspetto, è così che ci si immagina un libertino? O forse lo si crede intriso di un fascino misterioso e travolgente?
I personaggi del film dimostrano, tramite il loro comportamento, che il protagonista è proprio irresistibile... Il problema è che egli stesso lo dimostra ben poco allo spettatore. La pellicola lascia alcuni dubbi insoluti: Bertrand si è mai davvero innamorato? La donna cui vorrebbe dedicare il suo libro è quella che gli ha rapito il cuore?
E ancora: il vestito rosso poi diventato blu... è per prendere distanza dalla sua storia, e quindi dalla sua stessa vita? In un dialogo si commenta il vicino cambiamento di equilibrio tra le forze maschili e femminili: è anche questo cambiamento che il film vuole descrivere o commentare? Questi sembrano essere spunti interessanti, che certo permettono allo spettatore di lambiccarsi un po' il cervello.
Il soggetto è già visto, trito e ritrito, per nulla e in nulla originale; non è la stessa storia da cinquecento anni? Bella invece la sceneggiatura: solida e intrigante, che fa perdere lo spettatore nei meandri della vita tortuosa di Bertrand e, anzi, la forma traspone magistralmente il contenuto.