Dopo mesi di attesa e di rimandi, dovuti principalmente a problemi inerenti il doppiaggio, esce oggi, nelle sale italiane, Borat il fim diretto da Larry Charles ed interpretato dall’attore inglese Sacha Baron Cohen.

La pellicola, presentata alla Festa del Cinema di Roma, racconta la storia paradossale di Borat Sagdivev, giornalista kazako che intraprende un folle viaggio negli Stati Uniti per girare un documentario sul “più grande paese del mondo”.
Partito dal suo villaggio in Kazakistan (dove lascia una moglie obesa, una sorella “quarta miglior prostituta”, un amico violentatore e dei compaesani che praticano la “caccia all’ebreo”), Borat arriva a New York. Insieme al suo produttore Bagatov (Ken Davitian) inizia un viaggio coast to coast verso la California per rapire, secondo la miglior tradizione matrimoniale del Kazakistan, Pamela Anderson, bagnina di cui Borat si è innamorato guardando una puntata di Baywatch in albergo.
Tra gag e battute, rigorosamente all’insegna del politicamente scorretto, il film fa emergere alcuni dei fantasmi dell’occidente e, in particolare, degli Stati Uniti: dall’antisemitismo, all’omofobia, dal razzismo al maschilismo, alla diffidenza verso i musulmani.

Come intuibile una simile scelta ha suscitato negli altri paesi, nei quali la pellicola è uscita ormai da parecchi mesi, reazioni nette e decise su fronti opposti (dalla critica feroce all’ovazione) facendo tra l’altro guadagnare al protagonista un’indiscussa notorietà.

Già famoso in patria grazie i suoi “alter ego” (il bianco rapper Ali G., l’austriaco fashion reporter Bruno, probabile protagonista del suo prossimo film, e lo stesso Borat) ed al programma di Channel Four “The Ali G. Show”, Sacha Baron Cohen, con la sua interpretazione dello scorretto giornalista kazako, ha vinto il Golden Globe ed è entrato al 19° posto della classifica delle personalità più influenti del Regno Unito.