La 26esima edizione delle Giornate del Cinema Muto ha registrato un bilancio estremamente positivo sui diversi fronti. Innanzi tutto ha superato la prova il nuovo Teatro Verdi, già collaudato con la prosa e la musica, ma del tutto vergine per proiezioni cinematografiche a pieno regime.

La qualità delle proiezioni è stata inoltre all’altezza della tradizione delle Giornate, una tradizione che ha contribuito notevolmente a far figurare il festival di Pordenone, secondo Variety, tra i 50 migliori del mondo. In tutto sullo schermo del Verdi sono passati circa 150 film, di cui molti lungometraggi, poiché le due rassegne portanti, sull’altra Weimar e René Clair, presentavano titoli perlopiù degli anni ’20 quando la durata delle pellicole si era già assestata sugli standard attuali. Oltre alla sala principale da circa 900 posti, è stata utilizzata per le repliche e le videoproiezioni, quella più piccola del Ridotto, di 150 posti. In qualche caso si è fatto ricorso anche alla sala di Cinemazero, dove peraltro si sono svolti gli incontri con i ragazzi delle scuole; ricordiamo ad esempio, per il successo e l’attenzione suscitati, quello con il premio Oscar per l’animazione John Canemaker.

Per quanto riguarda l’aspetto commerciale delle Giornate si è registra un netto incremento delle presenze. Ha indubbiamente giovato a questo proposito il ritorno a Pordenone, che offre un bacino d’utenza superiore a Sacile, ma hanno influito, ed è questo il dato più significativo, anche delle scelte artistiche particolarmente azzeccate, tant’è vero che le presenze sono andate aumentando nel corso delle settimana, e non si sono concentrate solo negli eventi di apertura e chiusura del festival. I picchi di pubblico sono stati registrati infatti nelle serate di giovedì 11 e, soprattutto, venerdì 12, con la proiezione di Chicago, supervisione di Cecil B.DeMille, che ha avuto un vero e proprio trionfo con ben dieci minuti di applausi. In tutto il festival ha registrato 16 mila presenze con un numero di accreditati che ha superato il migliaio, di cui quasi due terzi stranieri. Gli americani fanno la parte del leone con quasi 150 accreditati, seguiti da una novantina di inglesi, 60 tedeschi e quasi altrettanti francesi. Cinque gli arrivi dagli antipodi, Australia e Nuova Zelanda, e uno anche dall’Iran.

Da ultimo, è d’obbligo segnalare l’attenzione che le istituzioni hanno rivolto, anche e più del solito, alle Giornate, ulteriore segnale del prestigio raggiunto dalla manifestazione.

Si può ben affermare quindi, confortati dai numeri e dall’attenzione crescente anche dei media, che le Giornate del Cinema Muto, meritino in pieno i riconoscimenti a livello internazionale che, nel corso della loro storia, si sono conquistate sul campo, e che il cinema muto abbia ancora molto da dire alle nuove generazioni.