Dopo l’omaggio a Jules Verne nel 2005, e dopo la retrospettiva del 2006 dedicata a NV & SF – Nouvelle Vague e Science Fiction, è la volta quest’anno di SF & BD: cinéma de science fiction et bandes dessinées. Il Voyage Fantastique di science+fiction procederà così a zig zag attraverso le immagini - animate e live action – derivate dalle migliori penne e chine di Francia.

La rassegna ruota attorno ad alcuni nomi centrali della produzione d’Oltrealpe: Laloux, Topor, Moebius, Dionnet, Caza, Druillet, Jodorowsky, Mézières, Caro... Si è iniziato l’elenco non a caso da René Laloux, regista di tre film di animazione che hanno fatto storia: il primo è La Planète sauvage (1973), sceneggiato assieme a Roland Topor (creatore del movimento Panico con ad Arrabal e Jodorowsky), con il quale Laloux aveva già lavorato per il corto Les Escargots. Tratto dal romanzo di Stefan Wul Oms en série (pubblicato in Italia su Cosmo n. 37 con il titolo Homo Domesticus), il film vinse un premio speciale al XXVI festival di Cannes e si aggiudicò a Trieste il Premio della Giuria, “per il lirismo di cui è pervaso, per l’alta qualità figurativa e per il grande sforzo produttivo”. Ancora da un’opera di Wul, L’Orphelin de Perdide, fu tratto il lungometraggio del 1982 Les maîtres du Temps, concepito inizialmente per essere il primo episodio di una serie televisiva realizzata in collaborazione con il produttore Michel Gilet, Jean-Pierre Dionnet e con i disegnatori della rivista Métal Hurlant (il magazine consacrato “à la bande dessinée, à la science-fiction et au fantastique” fondato nel 1974 assieme alla casa editrice Les Humanoïdes Associés, da Dionnet, Moebius, Druillet e Farkas). “
Tra gli Humanoïdes, l’artista più corteggiato dal mondo del cinema rimane lui, Moebius. Se resterà per sempre solo un sogno il progetto, abbandonato nel 1975, per Dune di Jodorowsky (che prevedeva contributi non solo di Moebius ma anche di H.R.Giger), è incontestabile l’apporto di Moebius per Alien (1979) di Ridley Scott. E se fu minimo il suo intervento su Blade Runner, più corposa è stata la partecipazione alla realizzazione del film Disney di Steven Lisberger Tron (1982) e a The Abyss (1989) di James Cameron.
Chi ha chiuso il cerchio, passando dallo status di disegnatore a quello di autore a tutti gli effetti, e poi realizzando anche il salto dietro alla macchina da presa, è Enki Bilal; già all’opera con Alain Resnais su La vie est un roman (1980), nel 1989 firma la sua prima regia con Bunker Palace Hotel, su sceneggiatura di Pierre Christin; nel 1994 gira il suo secondo film, Tykho Moon, mentre la trilogia di Nikopol diventa la sceneggiatura del suo film di maggior successo, Immortel (ad vitam) nel 2004.
Last but not least, uno degli ultimi artisti ad affermarsi attraverso le pagine di Métal Hurlant è stato Marc Caro, regista assieme a Jean-Pierre Jeunet (che per la stessa testata scriveva di cinema....) di film che hanno rivoluzionato l’estetica cinematografica del fantastique, come Delicatessen (1991) e La cité des enfants perdus (1995). Caro è atteso al varco nel 2008 con il suo primo film lungometraggio solo, Dante 01, realizzato assieme a uno degli scrittori best-seller della science fiction made in France, ovvero Pierre Bordage. E Bordage si è recentemente convertito in scénariste per l’edizione BD del suo romanzo Les Fables de l'Humpur, in uscita sempre nel 2008 per Humanoïdes Associés.

IL PROGRAMMA:

La Constellation Jodorowsky
(Svizzera, 1994, 91’) di Louis Mouchet
La Constellation tenta di definire la poliedrica, misteriosa e intrigante personalità di Alejandro Jodorowsky, oltre ai retroscena celati nei suoi film e i segreti nascosti dietro ogni sua attività. L’arte, l’esistenza e il pensiero di Jodo vengono candidamente esplorati attraverso le interviste ai suoi maestri, amici e “colleghi”: da Marcel Marceau, suo insegnante di mimo negli anni ’50, a Peter Gabriel, da Moebius, con cui il regista ha creato celebri fumetti, a Fernando Arrabal, fondatore insieme a lui del Movimento Panic

Chronopolis (Francia/Polonia, 1982, 52’) di Piotr Kamler – v.o.fr.sott.it
Il film racconta della fiaba di Chronopolis, immensa città perduta nello spazio. I suoi abitanti hanno come sola occupazione e come solo piacere quello di fabbricare il tempo. Malgrado la monotonia dell’immortalità, vivono nell’attesa di un evento importante narrato come momento decisivo per gli esseri umani. Ora, grazie alla messa in atto di procedure misteriose, questo evento nasce sotto forma di una sfera bianca.

Delicatessen (Francia, 1991, 99’) di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro – v.o.fr.sott.it.
In un universo post-apocalittico, dove la carne è rara, gli inquilini di un piccolo palazzo fanno il possibile per sopravvivere. Il macellaio fa una fortuna uccidendo i nuovi arrivati e vendendo la loro carne. Fino all’arrivo di un giovane clown. Prima di ucciderlo il macellaio gli assegna una stanza e gli chiede di lavorare nel palazzo, ma il clown finisce per innamorarsi proprio della figlia del macellaio.

Moebius Redux: A Life in Pictures
(Germania, 2007, 52’) di Hasko Baumann
In Moebius Redux: A Life in Pictures un artista straordinario racconta i propri aneddoti di vita e di lavoro. Intervengono gli artisti che ha incontrato sulla sua strada: collaboratori di lunga data come Alejandro Jodorowsky e Philippe Druillet, l’artista svizzero H. R. Giger e la leggenda della Marvel Comics Stan Lee, oltre a fan come Jim Lee e Mike Mignola. La loro narrazione non solo offre uno sguardo privilegiato a come hanno vissuto l’esperienza di lavorare con Giraud, ma ha anche il merito di presentare la rete tessuta in maniera affascinante attorno ad uno dei più grandi artisti del fumetto di sempre.

Cinemonstre
(Francia, 2006, 60’) di Enki Bilal e Goran Vejvoda
Composto da un mix di immagini in 3D e attori in carne ed ossa, Cinemonstre è una specie di strano linguaggio di umanoidi che frequentano le immagini dell’artista del fumetto e regista Enki Bilal, come Bunker Palace Hotel, Tykho Moon e Immortel (Ad vitam). La musica è una composizione originale di Goran Vejvoda, che segue i principi della decostruzione e ricostruzione di nastri, dialoghi e suoni originali.

La planète sauvage
(Francia/Cecoslovacchia, 1973, 72’) di René Laloux
La Planète Sauvage narra la storia degli “Om”, creature umanoidi che vengono tenute come animali domestici da una razza aliena di giganti blu chiamati “Draag”. La storia è ambientata su Ygam, il pianeta dei Draags, dove seguiamo il narratore, un Om di nome Terr, dall’infanzia all’età adulta. Riesce a sfuggire alla schiavitù grazie a un aggeggio didattico dei Draag, utilizzato per educare gli Om selvaggi, e comincia ad organizzare una rivolta degli Om.

A seguire:

Les maîtres du temps (Francia/Svizzera/Ungheria/RDT, 1982, 78’) di René Laloux
Sul pianeta Perdide, un attacco di calabroni giganti lascia Piel – ancora bambino – da solo su un’automobile distrutta con il padre morente. Un messaggio di emergenza arriva al loro
amico Jaffar, un avventuriero che viaggia nello spazio. A bordo dell’astronave di Jaffar ci sono il Principe tradito Matton, la sua fidanzata e Silbad, che conosce bene il pianeta Perdide. È così che ha inizio un’incredibile corsa attraverso lo spazio per salvare Piel...

Le cinquième élément (Francia, 1997, 126’) di Luc Besson – v.o.ing.sott.it.
Korben Dallas è un ufficiale militare in pensione, che adesso guida un taxi. Si unisce con un perfetto essere supremo di nome Leeloo per salvare il mondo da una presenza malefica che entra nella galassia ogni 5.000 anni. Per farlo, hanno bisogno di localizzare quattro pietre antiche che rappresentano i quattro elementi base: terra, aria, fuoco e acqua. Insieme dovranno superare molti ostacoli, fra cui l’antico linguaggio e le antiche tradizioni di Milla, oltre al malvagio Zorg e i suoi mercenari, per individuare le pietre e collocarle attorno al Quinto Elemento.

Gandahar
(Francia/Sud Corea, 1987, 83’) di René Laloux
La vita nell’idilliaco paradiso di Gandahar sembra pacifica e in armonioso ordine, finchè gli Uccelli dello Specchio non riferiscono che gli abitanti di interi villaggi sono stati trasformati in pietra. Un consiglio di donne sceglie Sylvain Lanvère per scoprire i misteriosi aggressori di metallo di Gandahar. Mentre sta facendo ciò, Sylvain trova una razza di Gandahariani deformi che vivono sottoterra e un immenso cervello, entrambi il risultato di strampalati esperimenti genetici.