Proprio nel giorno dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro, esce in Italia Death of a President, il film sul finto omicidio di George W. Bush, che ha fatto gridare allo scandalo negli Stati Uniti dove la pellicola, uscita in 90 copie nell’Ottobre 2006, è stata boicottata in molte città.
Nel lungometraggio, diretto dal regista inglese Gabriel Range, viene ipotizzata la morte dell’attuale presidente statunitense ucciso il 19 ottobre del 2007 all’Hotel Sheraton di Chicago in un attentato che ricorda molto quello subito a Dallas da John Kennedy. Dopo la morte di Bush, mentre l’F.B.I. inizia una “caccia all’uomo” ben presto sapientemente pilotata dalla Casa Bianca, diventa presidente Dick Cheney. Con il pretesto della lotta al terrorismo, il nuovo Governo avvierà una politica aggressiva nei confronti della Siria varando una serie di riforme fortemente limitative delle libertà civili dei cittadini. Sul fronte delle indagini, invece, prendendo a pretesto alcune prove circostanziali, la colpa del gesto verrà fatta ricadere su un siriano che verrà direttamente condannato, e messo nel braccio della morte, senza nemmeno la possibilità di un contraddittorio. Ma le cose non sono così semplici…

Concepito come un finto documentario televisivo trasmesso nel 2008 per rievocare quel tragico giorno, Death of a President, unisce, in un montaggio ottimamente realizzato, realtà e fantasia, immagini di repertorio e fiction. Questa tecnica, già approntata da Range durante il suo precedente lavoro “The day Britain Stopped” (nel quale veniva ipotizzato un blocco del sistema dei trasporti inglese con le ipotizzabili e drammatiche conseguenze), rende la pellicola particolarmente interessante ed originale.

Il film, vincitore nel 2006 dell’International Critics Award al Festival del Cinema di Toronto, ha trovato la fortissima opposizione di tutto l’establishment politico americano. Se infatti la Casa Bianca non ha voluto commentare, repubblicani e democratici si sono uniti in un coro di critiche tra le quali spicca l’opinione espressa da Hilary Clinton che, senza neppure aver visto la pellicola, l'ha definita “disgustosa e disprezzabile”.

Così come Berardo Carboni, autore dell’italianissimo Shooting Silvio, anche Gabriel Range, è stato accusato di fomentare l’odio ed aizzare gli animi alla violenza. Il regista inglese si è difeso sostenendo che il suo lavoro non vuole assolutamente demonizzare Bush (che è invece ritratto come un uomo amabile e ben voluto dal suo enturage), ma vuole semplicemente evidenziare ed insistere sui cambiamenti intervenuti nell’America post 11 settembre e sulle rinunce libertarie fatte in nome di una sicurezza nazionale assunta, talvolta, come alibi.

Per ulteriori curiosità vi suggeriamo di visitare il sito ufficiale, www.deathofapresident.com, dove è anche possibile scaricare il trailer del film.