"La peculiarità di quest’opera non sta tanto nell’intreccio quanto nel modo in cui esso viene a poco a poco sviluppato, Iñárritu, infatti, destruttura la narrazione, realizzando un’opera-mosaico dove i mille tasselli che la
compongono si confondono, si inseguono per poi riunirsi attraverso continui ed inaspettati flashback e fashforward senza apparente ordine logico e cronologico.
Nonostante i primi minuti di totale ed inevitabile spiazzamento per lo spettatore, la rischiosa idea di adottare un montaggio folle si rivela molto efficace infatti alla fine del film le matasse si sbrogliano e i legami tra le vicende dei protagonisti si delineano chiaramente.
Ma non solo, abbiamo già visto come la macchina da presa riesca a scavare dentro i personaggi e cerchi di penetrare attraverso occhi, espressioni e movimenti.
Le inquadrature sono sporche e traballanti ed infine il montaggio riesce ad armonizzare tutti questi elementi. Quindi il regista riesce a raccontare bene attraverso immagini più che parole e forse questa storia avrebbe reso di meno se alla struttura con un percorso a salti avesse usato un montaggio lineare.
Questo film è un ottimo esempio di come una storia convenzionale possa essere sviluppata in maniera non convenzionale."