"In un futuro ipoteticamente vicino dove le calotte polari si sono sciolte sommergendo molte città, in un contesto dove vigono restrizioni demografiche, il professore Hobby crea David, un bambino artificiale capace di amare. Questo lo spunto di A. I. Intelligenze artificiale (2001) di Steven Spielberg. David viene affidato ad una coppia, il cui figlio Martin è in coma, dopo aver ricevuto l’imprinting da Monica (che gli farà da madre) ad amarla per sempre. Quando però il figlio naturale della coppia si risveglia, David viene abbandonato in un bosco e come Pinocchio va in cerca della Fata Turchina perché da mecha (robot) lo trasformi in orga (bimbo reale). Fa amicizia con Gigolò Joe (un amante robot ideato per soddisfare la libido delle donne) e scampa alla “Fiera della Carne” uno
spettacolo in cui fondamentalisti umani distruggono per divertimento i mecha. A New York nel fondo delle acque che sommergono la città scopre un luna park dedicato a Pinocchio e si ferma nel suo anfibicottero in preghiera e attesa di fronte alla statua della Fata Turchina. Dopo 2000 anni alcuni esseri sulle tracce della civiltà umana lo trovano e realizzano per un solo giorno il suo sogno di rivedere la mamma e di esserne amato. Poi si abbandona al sonno eterno. Un film dove si danno convegno tutte le paure e gli incubi di un futuro prossimo che abbiamo imparato a conoscere attraverso la letteratura e la cinematografia passata. Un film mecha esso stesso assemblato come un Frankestein con diversi pezzi. Partiamo col dire che originariamente il film era stato ideato da Stanley Kubrik affascinato dal racconto di Brian Aldiss "I supergiocattoli durano tutta l’estate" (1969) e "Pinocchio" di Collodi. Kubrick poi affida il progetto a Spielberg che integra gli spunti iniziali con altri racconti dello stesso Aldiss." (Brano tratto dalla tesi di Pasquale Antonio Lorusso)