"L’inchiesta e la “ricostruzione” sono invece alla base di Accordi e disaccordi. Anche qui l’umorismo nasce dallo scarto tra la “mitologia” che si crea intorno all’artista e ciò che è realmente accaduto, oltre alla parodia diretta delle “ricostruzioni”.
La storia è quella di Emmet Ray, uno sconosciuto chitarrista jazz degli anni ’30 del 1900, secondo solo a Django Reinhardt. Il confronto col maestro e la consapevolezza di dover rimanere eterno secondo attraversa tutta la vita del protagonista. La storia della sua vita, delle sue strane fissazioni (andare a sparare ai topi alla discarica dei rifiuti e stare seduto a vedere passare i treni) è intercalata da interventi e commenti di esperti di jazz tra cui lo stesso Woody Allen, ma non si parla quasi mai di musica, si parla quasi sempre di Ray.
L’incontro con Django Reinhardt diventa leggendario, anche se non se ne hanno testimonianze. Si possono fare solo delle ipotesi, e per essere precisi ci sono varie possibilità e la loro ricostruzione vale tutto il film. Allen inserisce così una novità fondamentale nella sua riflessione sulla realtà, ovvero la relatività.
Prendendo in esame non una ma tre possibilità di “realtà” si avvicina al Pirandello di Così è se vi pare: La realtà/verità non esiste e quindi un’interpretazione univoca significa automaticamente manipolazione. Nello stesso tempo le varie “possibilità” fanno parte del genere, essendo normalmente utilizzate nei programmi di ricostruzione di fatti di sangue come quelli di format televisivi come Chi l’ha visto?"