"Alice nelle città sembra anticipare molti dei temi trattati da Wenders nei successivi film, in particolare quello del linguaggio. Il protagonista è, infatti, Philip Winter, giornalista che non riesce a scrivere il suo pezzo sul paesaggio americano. “La frattura tra l’Io e le cose avviene a livello di linguaggio, nasce dalla constatazione della sua insufficienza descrittiva, dalla sfiducia nel potere comunicativo della parola. Costringendo il protagonista a passare dalla scrittura alla fotografia, abbandonando la mediazione arbitraria della parola per affidarsi all’immediatezza dello strumento meccanico, capace di restituire l’aspetto visivo predominante nella civiltà contemporanea”. Sarà uno sguardo ancora più sincero a rinsaldare il rapporto tra Philip e la realtà: quello di Alice. La difficoltà di comunicare di Winter è accentuata dal bilinguismo che caratterizza la prima parte del film, quella americana.
Con Alice egli può parlare la sua lingua con la certezza di essere capito. Proprio questa è la condizione che spinge Philip a chiudersi in se stesso quando affronta il primo viaggio con Alice. Molte sono le cose che vorrebbe dire, al centro dei suoi pensieri c’è la delusione americana, lo smacco del ritorno verso quella patria che non lo aveva capito e che lui si rifiutava di capire e Alice è l’ultima delle sue preoccupazioni, eppure riuscirà a ritagliarsi un posto non indifferente nella vita di Philip: in quella mente piena di Io, Alice sarà l’Altro."