"Il film partiva da premesse allettanti, quelle di girare una storia giovanile, spumeggiante, scritta da Franco Ferrini e Enrico Vaime, con la collaborazione di Antonello Presta e Marco Dose (oggi brillanti conduttori radiofonici), nella quale la protagonista è una giovane donna in continua ricerca di una propria identità, contesa da due uomini all’opposto che ne accentuano ancora di più la volubilità. Di tutto ciò resta solo lo sfondo sul quale la vicenda è adagiata, una visione per la verità un po’ banale e scontata del terremoto politico causato da Tangentopoli e della moda ciclica delle culture alternative.
Ponzi perde da subito il controllo della situazione. Montesano e Pozzetto, a questo punto della loro carriera, sono tutt’altro che propensi ad un’esperienza collaborativa ma tentano in tutti i modi di superarsi in gag e minuti di presenza sullo schermo, non facendo altro che catalizzare l’attenzione su di loro.
Tutta la parte girata in India è tristemente pietosa per quanto riguarda questa lotta intestina, tanto da impoverire l’immagine generale di un film che quando accenna a tornare serio scade nel ridicolo. Ne risulta il film più distaccato di Ponzi, verso il quale, incapace di rimanerne coinvolto, egli ripone un atteggiamento puramente professionale.
Chi spicca veramente e proprio la Ferilli, a conferma di quanto il ruolo fosse giusto per lei, nonostante il suo personaggio perda di credibilità proprio nei momenti in cui chiede comprensione, affossato da dialoghi giocati sull’effetto e la battuta facile a chiusura della scena.
Più che altro non è più la protagonista, il motore della vicenda che invece si sposta sui due commercialisti. Un cambiamento che àncora la pellicola alla farsa e che le preclude ogni interpretazione più profonda."