Marco Mariolini e il “cacciatore di anoressiche”: una persona e un libro…questi sono i due elementi fulcro del film “PRIMO AMORE” di Matteo Garrone.
Marco Mariolini, 39 anni, dopo un lungo matrimonio viene lasciato dalla moglie perché portata quasi sull’orlo dell’anoressia a causa dell’ossessione del marito per le donne eccessivamente magre. Dopo la separazione, Marco incontra Monica Calò (29 anni, studentessa) con la quale inizia un forte rapporto amoroso che diventa anch’esso un circolo vizioso; infatti anche Monica, stufa delle continue richieste di perdere peso, lascia Marco. Non accettando l’idea di perderla, dopo diversi tentativi, Marco riesce a convincere Monica per un ultimo incontro fissato sul lago d’ Iseo per il 14 luglio 1998, dove, dopo essere stato respinto per l’ennesime volta, Marco uccide Monica. Dopo essere stato dichiarato sano di mente, l’autore del delitto viene condannato a 30 anni di carcere, da dove comincerà a scrivere il suo libro parzialmente autobiografico.
“Vittorio cerca una donna che corrisponda al suo ideale. Attraverso un annuncio incontra Sonia, una ragazza dolce, simpatica, intelligente ma che pesa 57Kg…troppi”.
Lui che di mestiere fa l’orafo, vorrebbe modellare il suo corpo come il fuoco fa con l’oro dei suoi gioielli; lei resta prigioniera di quel gioco amoroso che si trasforma quasi inavvertitamente in un reciproco gioco al massacro. In un casolare circondato dal verde delle colline venete i due amanti si isolano perdendo progressivamente il contatto con la realtà e il mondo esterno scavalcando silenziosamente quel sottile confine tra perversione e normalità che è lecito trovare in ognuno di noi.
Primo amore è un film basato su un amore vero, puro ma che affonda le sue radici nell’ossessione, un’ossessione che porterà fino all’autodistruzione.
Le personalità dei due protagonisti, Vittorio e Sonia, sono ben delineate sin dalle prime battute in cui si vede un cupo e molto formale Vittorio che la cerca tra la folla, mentre Sonia gli si avvicina sorridente.
Tra i due si manifesta immediatamente un forte imbarazzo (tanto forte che Sonia crede di non interessare a Vittorio e pensa anche di andare via), un imbarazzo rotto dalla proposta di andare a prendere qualcosa da bere al bar.
Nella solitudine di camera sua , dopo questo primo incontro, Vittorio annota su un diario le sue prime impressioni su Sonia: una ragazza nella quale ha trovato prima la mente e poi il corpo (dicotomia per Vittorio completamente apposta a quella da lui abitualmente adottata) ma il suo corpo pesa tra i 55 e i 57Kg e per Vittorio sono troppi.
Da quelll’incontro ne seguono altri. Nel corso del film si affacciano sulla scena i personaggi sia del mondo di vittorio, fatto del suo mestiere di orafo, di due vecchi collaboratori e della sua passione/ossessione per le sculture di donne anoressiche; sia il mondo di Sonia, fatto di tanti amici, di due lavori e di una vita attiva nel sociale.
Vittorio, come spesso accade quando ci si innamora per la prima volta, brucia le tappe e acquista presto un casolare isolato nelle colline venete per andarci a vivere con Sonia. La struttura della casa dà un’idea non solo di solitudine, ma anche di prigionia, la stessa in cui cadrà vittima Sonia.
Dal momento della convivenza in poi il gioco d’amore tra Vittorio e Sonia è costellato da momenti di non-senso in cui Sonia vive di sole insalatine e lunghi digiuni e Vittorio perde il lavoro, non si reca dallo psicoanalista e soprattutto perde il laboratorio d’orefice ereditato dal padre; emblematico in questo contesto è la sequenza in cui Vittorio si reca ad un negozio di bilance con l’intento di acquistarne una nuova che gli garantisca la totale precisione della misura del peso di Sonia: reputo Questa sequenza nodo cruciale del film perché è come se prendesse forma ciò che sta accadendo nella mente di Vittorio, è come se qui avvenisse lo scavallamento dalla normalità a perversione (ciò è particolarmente evidente quando Vittorio chiede insistentemente al negoziante se è possibile modificare da soli la taratura di una bilancia). L’abilità di Garrone è stata quella di riuscire a proiettare in immagine ciò che viene vissuto all’interno della mente di una persona che convive con un disagio di natura psichica; rende l’ignoto noto.
La sofferenza di Sonia nelle sequenze successive viene tratteggiata in maniera molto discreta, quasi silenziosa; infatti immersa nella solitudine di casa continua a digiunare e a perdere peso e, giorno dopo giorno, anche il suo equilibrio psichico comincia a vacillare quasi fino a farle perderele persone che le sono accanto.
Massima espressione e manifestazione del dolore sia fisico che morale di Sonia si ha quando una sera a cena in un ristorante, dopo che Vittorio si è allontanato dal proprio tavolo per raggiungere gli amici ad un altro tavolo, inizia a mangiare la portata del suo compagno. Sono scene molto forti in cui è impossibile non provare pietà per quella ragazza costretta a nascondersi per poter mangiare un bocco e impossibile è non condividere la reazione estremamente disperata di Sonia quando scappa nella cucina del ristorante dove voracemente consuma le pietanze già pronte. Difficile è inoltre comprendere il gesto di Vittorio quando denuda completamente Sonia e le brucia tutti gli abiti per punirla di quel gesto che rasenta la follia….
Garrone qui paradossalmente vuole regalarci un lieto fine, infatti vediamo la ribellione di Sonia la quale colpisce Vittorio violentemente e lo lascia morente sul pavimento.
Ciò che colpisce del film è sicuramente l’estrema semplicità con cui viene raccontata una storia così profondamente folle, perché l’ossessione di Vittorio per le ragazze eccessivamente magre sfocia in un vortice di follia e Sonia altro non è che vittima di un gioco amoroso dal quale non riesce ad uscire fin quando non prende coscienza del fatto che non solo stava perdendo il proprio corpo ma anche la propria mente.
Garrone è riuscito a delineare attraverso un’accurata selezione delle immagini non solo l’aspetto più superficiale, esteriore dei due personaggi, ma anche l’aspetto più profondo delle due così diverse personalità. Allo spettatore è chiaro l’evolversi della loro storia anche solo attraverso poche ma significative sequenze come ad esempio piccoli regali, un giro in moto, il gioco a nascondino tra gli alberi; come chiara è la discesa negli abissi la loro storia che man mano sta perdendo il suo fiore, la sua reale essenza cioè l’ AMORE.
Garrone vuol farci vedere il tutto da vicino grazie all’uso dei molteplici primi piani: quale il primo piano dei loro corpi nudi dopo un rapporto sessuale, con la mano di Vittorio che lentamente accarezza ogni singolo anello della colonna vertebrale di Sonia, quasi a mettere in evidenza che anche i momenti di intimità più profonda sono accompagnati da quel disturbo che fa perdere il flebile equilibrio tra normalità e perversione. Ed è il corpo il protagonista principale, un corpo (quello di Sonia) che viene presentato in ogni sua singola parte, un corpo che per amore dovrà spogliarsi della sua superficie per arrivare alla sua essenza.
Sembra quasi che Garrone voglia farci entrare nella storia come protagonisti indiretti di un rapporto che non condividiamo perché troppo assurdo ma che allo stesso tempo ci attrae perché la posta in gioco è troppo alta e quindi allettante.
“PRIMO AMORE” è un film intimo perché il suo percorso è all’interno della parte più profonda di ogni individuo, tocca la mente come il cuore, tocca la gioia come il dolore, sfiora i sogni per poi tramutarli in incubi…
E’ un film che non si dimentica di trattare un altro grande male cioè la solitudine dell’uomo che diventa la cifra stilistica, appunto, di tutto il film. Inizialmente è nota allo spettatore la solitudine di Vittorio perso nel suo mondo ma ben presto la solitudine accompagnerà anche la quotidianità di Sonia…
La mia scelta è caduta su questo film non solo per l’accurato lavoro di montaggio, delle sequenze e della parte musicale, ma soprattutto per come è stato trattato un tema così delicato, il modo in cui è stata portata sullo schermo la follia dell’uomo tanto difficile da tradurre in immagine.
Vorrei concludere citando il pensiero di uno psicoanalista il quale sosteneva che: “ in ogni individuo è presente un comportamento sessuale accompagnato da fantasie perverse, ma ciò che ci differenzia dal metterle in atto è semplicemente quell’impulso irrefrenabile dell’agire”. (Stoller)