Un nuovo appuntamento al Cinema Trevi: “Carta bianca a…”, da un’idea di Goffredo Fofi e Paolo Mereghetti, volta a valorizzare le passioni più nascoste dei critici italiani e a soddisfare quindi la curiosità dei cinefili grazie al recupero di capolavori dimenticati o, comunque, di film meritevoli di essere rivisti. Carta bianca quindi a Paolo Mereghetti, critico del «Corriere della Sera», da sempre nostro collaboratore “ombra” con le schede del suo fortunatissimo dizionario, punto di riferimento per chi scrive di cinema.

«Comprimere in soli tre titoli i “guilty pleasures” di una lunga frequentazione cinematografica è praticamente una tortura. E fermarsi ai titoli italiani non aiuta per niente. Anzi, aumenta i tormenti. Così ho deciso di darmi regole ancora più strette, limitando la mia scelta agli anni Cinquanta, cioè agli anni più belli ma anche meno conosciuti del nostro cinema.
Poi, però, ho dovuto fare i conti anche con l’impossibilità (o la difficoltà) di trovare certi film. E così, aspettando di poter finalmente disporre di una copia a colori de La Nave delle donne maledette di Matarazzo o di un positivo proiettabile di Papà diventa mamma di Fabrizi o di Noi due soli di Girolami, Metz e Marchesi, ho scelto tre film per cercare di rendere un po’ di giustizia a registi e filoni ancora troppo dimenticati. Il culto di Leonviola è coltivato, ahimé, solo da pochi, spregiudicati pionieri, quello di Gora regista ha abbattuto qualche steccato ma procede a fatica, quello di Soldati ha dovuto aspettare il centenario della nascita per ricevere un po’ dell’attenzione che merita. Ma quello che mi piace sottolineare è che tutti e tre i film scelti – Noi cannibali, Febbre di vivere e Fuga in Francia – offrono tre declinazioni diverse del melodramma, un genere troppo volte sbrigativamente condannato e invece meritevole di una ben maggiore attenzione. Soprattutto se si vuole capire davvero buona parte della storia del cinema italiano e dei suoi rapporti con gli italiani».