"In primo luogo dobbiamo parlare del movimento di macchina in soggettiva: la soggettiva è “una costruzione cinematografica che giustifica agevolmente il movimento19”: questo significa che più è lunga la sequenza in cui inquadriamo il guardante, più si allunga la potenziale durata del movimento (e, di conseguenza, la forza stessa della soggettiva), per cui si fa necessario prima inquadrare colui che guarda e poi iniziare a muovere la m.d.p., a meno che la sua intenzione non sia quella di manifestare l’intenzione o la volontà di guardare con il dialogo, caso in cui una panoramica o un carrello possono diventare soggettiva anche senza l’inquadratura del guardante.
Un movimento appropriato, secondo le regole non scritte del cinema narrativo classico, dovrebbe inoltre avere sempre, lo abbiamo visto in precedenza, una sua giustificazione, come ad esempio manifestare una qualche sorpresa nel suo concludersi, onde accrescere l’interesse del pubblico per tutta la sua durata; se il suo impiego è quello di aprire un nuovo scenario, esso può rivelarsi come un rallentamento." (Brano tratto dalla tesi di Massimo Bertosso)