"Lo shock culturale portato da Kubrick all’uscita di 2001 fu totale. Nel 1968 non si poteva non sorridere vedendo delle astronavi danzare armoniosamente in concerto. Man mano che passavano gli anni però, lo spettatore cominciò a dimenticarsi dell’Austria dei congressi e delle danze, lasciandosi trasportare con i protagonisti del film per le vie senza fine dello spazio cosmico. Oggi associare il "Danubio blu" alle astronavi è divenuto un fenomeno psichico di massa che designa inconsapevolmente tutto ciò che è spazioso, elegante, scientifico e armonioso. Non ci si pone più la questione se sia realistico o meno che un valzer dell’ ‘800 accompagni la rotta di macchine e uomini di due secoli dopo. La questione è solo estetica e dentro ad essa vanno ricercati eventuali simbolismi erotici11o ironiche allusioni. I corpi volteggianti dei ballerini sono stati sostituiti dalle protesi artificiali dotate di vita propria e la sala da ballo ha abbattuto le proprie mura per concedersi all’infinito. Le astronavi, seguendo le teorie del montaggio verticale di Ejsenstein, sembrano avere un anima che le muove, si cercano e, roteando, arrivano a congiungersi l’una all’altra. Appaiono così molto più espressive le macchine piuttosto che i passeggeri come sembrerà più umano HAL rispetto a Bowman, Poole ed ai corpi ibernati dell’equipaggio." (Brano tratto dalla tesi di Giacomo Livotto)