Il genere definito 'poliziottesco' ha prodotto decine di pellicole in Italia negli anni Settanta. Marco Triolo ne parla nella sua tesi, ricordando quanto l'influenza di Elio Petri sia stata decisiva, proprio a partire da A ciascuno il suo.


"Nel 1967, Petri gira A ciascuno il suo, scritto con Ugo Pirro e tratto dal romanzo di Leonardo Sciascia, e lancia così il cinema poliziesco-mafioso, una corrente parallela al poliziottesco che predilige l’impegno alla resa spettacolare, e che è stata in grado di sopravvivere alla caduta dei generi, per continuare con una certa regolarità fino agli anni novanta, con film come La scorta (1993) di Ricky Tognazzi, Poliziotti (1994) di Giulio Base e Palermo-Milano solo andata (1995) di Claudio Fragasso. A ciascuno il suo offre un ritratto lucido e minuzioso non solo del potere mafioso e della ragnatela di inganni e coperture che lo protegge, ma anche della società siciliana, della mentalità e dei costumi della cittadina di provincia in cui si svolgono i fatti. Il protagonista è una figura singolare, quella di un intellettuale poco avvezzo all’azione (un grande Gian Maria Volonté) che indaga su una serie di delitti di stampo mafioso, ma scopre a sue spese di non potersi fidare di nessuno. Il clima di sospetto e tradimenti verrà riportato pari pari nel cinema poliziottesco politico, soprattutto nei film di Sergio Martino (Milano trema: la polizia vuole giustizia e La polizia accusa: il servizio segreto uccide), nei quali ricorre il medesimo schema del film di Petri: un uomo solo (nel caso dei film di Martino, un commissario) indaga su un delitto, ma viene trascinato in un caso più grande di lui, e scopre a poco a poco che tutti quelli che considerava collaboratori fidati sono in realtà complici dell’associazione criminale mandante degli omicidi. Quindi, nella pellicola di Petri si delinea già lo schema dell’uomo solo, osteggiato da tutti, in lotta con poteri a lui superiori e intoccabili. Anche la morte finale del protagonista (in una sequenza d’antologia) verrà assimilata dai futuri registi del poliziesco all’italiana." (Brano tratto dalla tesi di Marco Triolo)