"Non è difficile cogliere, tra le recensioni del film A noi piace freddo, la linea di tendenza che i critici adottano negli anni Cinquanta e Sessanta contro il cinema leggero. I film dei registi come Steno – specializzato nel genere – sono puntualmente attaccati in maniera feroce dai critici, i quali consideravano l’arte del far ridere come un’arte minore o addirittura deplorevole. A noi piace freddo è girato a partire dal mese di Febbraio 1960, ed esce in piena estate, il 20 Luglio, in un periodo nel quale il pubblico non frequenta molto le sale cinematografiche (si era già in pieno boom economico), sia per il caldo, sia perché la massa usa già andare in ferie, lasciando le città semideserte. Nel periodo estivo gli esercenti preferiscono – come si fa anche oggi – proiettare seconde e terze visioni di successo, oppure nel caso di prime visioni, opere su cui non c’è molto da scommettere artisticamente, ossia film ritenuti di “serie B”. Un film di serie B viene considerato da subito A noi piace freddo! dalla distribuzione. La critica sulle riviste e sui quotidiani non si scomoda troppo, anche a causa del periodo in cui il film esce, ad approfondire i temi e le sue possibili qualità. Il risultato è che il film viene snobbato, nonostante fosse stato realizzato col supporto di importanti professionisti tecnici e artistici: oltre alla coppia di attori Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello – che già dal 1954 divertivano il pubblico televisivo nella trasmissione della RAI Un, due, tre – recitava anche Peppino de Filippo, il quale era apprezzato molto più al teatro che non nel cinema. Nel cast tecnico, oltre al regista Steno, che aveva diretto con Mario Monicelli opere importanti come Totò e i re di Roma e soprattutto il premiato Guardie e ladri, si segnalano i nomi importanti del musicista Carlo Rustichelli, autore delle colonne sonore di molti film del Neorealismo Rosa, tra cui anche Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia. I costumi degli ufficiali nazisti e di tutti i personaggi del film erano curati da Vera Marzot (Milano,1931), con un passato ed un futuro di costumista d’eccellenza per capolavori del cinema italiano, sia leggero che impegnato. Il soggetto e la sceneggiatura, infine, è frutto del lavoro di tre nomi ritenuti da sempre una garanzia per questo genere: Steno, Vittorio Metz e Roberto Gianviti." (Brano tratto dalla tesi di Salvatore Molignano)