"Dobbiamo sicuramente registrare come la maggior parte degli autori americani, e soprattutto quelli a lui contemporanei, abbiano comunque nutrito nei confronti di Disney una sincera ammirazione.
Per loro Disney era un novello Esopo, capace di dare voce agli animali a scopi didattici ed educativi, insomma era un pedagogo immune da ideologie politiche. La sua opera cinematografica era poi quasi universalmente apprezzata, sia in patria che all'estero.
A conferma di ciò, oltre ai già citati apprezzamenti critici su alcuni suoi film fatti da Mussolini e persino da Hitler, degna di nota è la posizione di Sergej Ejzenstejn, il regista-mito della rivoluzione comunista, scritta intorno al 1941. Egli offre una suggestiva interpretazione che concilia messaggio marxista ed ammirazione per Disney. Con riferimento ad alcuni cortometraggi scrive: "Quanta divina onnipotenza di immaginazione vi è in tutto ciò! Quanta magia nel ricostruire il mondo secondo la nostra fantasia e volontà. Un mondo immaginario. Un mondo di linee e di colori che si assoggetta e si muta al nostro comando".
Partendo dalla condanna della società americana, colpevole di aver "completamente asservito la natura" e di aver reso "l'uomo più schiavo che ai tempi della schiavitù", egli osserva: "Disney è una meravigliosa ninna nanna per i sofferenti, gli sfortunati e gli oppressi. Il mondo della produzione cui gli uomini sono incatenati è grigio. Ecco perché i film di Disney fiammeggiano di colore. Ecco perché in essi l'immaginazione non ha confini, perché sono una rivolta contro suddivisioni e legislazioni, contro il ristagno dello spirito ed il grigiore. Ma la rivolta ha un carattere lirico. È un sogno ad occhi aperti. Nei suoi film vengono prese in giro le categorie della zoologia. Questo «trionfo sulle catene della forma» è sintomatico. Questo trionfo su tutti i tipi di catene, si tutto ciò che lega, echeggia dovunque"."