"Robert Altman legge per la prima volta una raccolta di Raymond Carver nel 1990, sull’aereo che da Roma lo sta riportando in America. La raccolta è "Where I’m calling from", dove appaiono quelli che lo stesso autore considera i suoi migliori racconti. È un colpo di fulmine.
Altman legge tutto il lavoro precedente di Carver, e benché le storie non abbiano trame avvincenti, accadimenti mozzafiato o intrecci psicologici mirabilmente orchestrati, costituiscono per lui una immediata fonte di ispirazione. Tre anni dopo esce nelle sale Short Cuts, (in Italia America oggi), e vince il Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia.
Spesso e volentieri il cinema si è servito della letteratura mondiale per creare nuovi soggetti da riprodurre sul video. Delle opere più celebri si trovano diverse testimonianze cinematografiche, basti pensare ai numerosi film nati sulle pagine di "Frankestein" o di "Dracula", allo spettatorelettore non resta che confrontarle. Per lungo tempo è persistito il pregiudizio di una inferiorità del cinema rispetto alla letteratura, dovuto al credere che le vecchie arti siano le migliori, che le arti verbali siano superiori a quelle visive.
Tutt’oggi, sulla questione del rapporto tra letteratura e cinema, esistono due tendenze che considerano tale rapporto in modo diverso: in una si possono raggruppare coloro che sostengono una generale superiorità della letteratura sul suo derivato filmico; nell’altra coloro che sostengono una «irriducibilità tra letteratura e cinema», e che considerano il secondo con pari dignità e prestigio della prima."