A partire dagli anni Trenta il gay venne identificato con il personaggio del sissy, l’uomo effeminato associato automaticamente a una qualche forma di debolezza, un vezzeggiativo per ghettizzare la cosiddetta “diversità omosessuale” in una sorta di limbo di minorati asessuati.
Il più celebre sissy della storia resta probabilmente il Leone Codardo di Il mago di Oz (1939) di Victor Fleming, la cui vera indole corrisponde all’esatto opposto della sua “ immagine sociale” di animale, tanto è che è solito cantare: “Oh , è triste credimi, Missy, se ti capita di essere un sissy senza forza ne vigor…”.
Il sissy aveva il compito principale di divertire il pubblico, ma l’effeminatezza smodata o il travestitismo veicolavano anche il messaggio che nella società la regola è la falsità come mascheramento del reale.
Egli è comunque meno minaccioso di un vero omosessuale, in quanto simbolo di una virilità inceppata, a cui manca qualcosa, per questo molto più accettato. Infatti questo personaggio non mette mai in pratica sullo schermo i propri desideri omosessuali.

Estratto della tesi: