"Al fenomeno del neorealismo, visto benissimo in Rossellini, ha sicuramente contribuito un altro grande maestro, Luchino Visconti, che con il film Ossessione (1943) ha dato inizio a questa nuova corrente, il tutto descritto benissimo da Lizzani: 'In Ossessione c'è un preannuncio di quello che sarà un certo modo torbido del dopoguerra e insieme una denuncia della rottura profonda che esisteva già allora nella società italiana tra la facciata aurea dell'ufficialità e la crudezza della vita quotidiana, tra gli ordini del giorno e gli appelli alla forza e le inquietudini e il malessere della gente della strada'.
Visconti, nel raccontare in maniera magistrale l'inquietante storia d'amore tra Giovanna, felicemente sposata, e Gino, un vagabondo approdato a caso nella sua trattoria (tratto dal romanzo di Cain "Il postino suona sempre due volte"), usa il paesaggio del Po e le città di Ancona e Ferrara come contorno allo svolgersi della storia.
'In Ossessione esplode il paesaggio italiano con una vigoria e una drammaticità nuove. Le cornici consuete della oleografia... vengono spezzati e valicati con coraggio per una esplorazione avventurosa e ardita. Le strade e le pianure assolate dell'Emilia, il corso maestoso del Po, e i suoi argini prolungati verso orizzonti interminabili, le vie contorte e le piazzette della città di provincia, affollate di mercanti e di biciclette, la fiera all'aperto, l'arioso gioco delle scalinate di Ancona, sono elementi che danno al film prospettive e respiro inconsueti. A questi esterni, il film ambienti altrettanto nuovi: osterie, alberghetti di terz'ordine dalle camere squallide, terze classi dai sedili di legno, uffici di polizia dalle pareti spoglie e bianche e dalla mobilia triste'."