"In quest’opera ritorna prepotentemente la visione marxista per cui la storia nasce dalla lotta di classe, l’assetto sociale non è legge di natura ma effetto della struttura della società, e la condizione per cambiare il proprio stato di sfruttamento è la presa di coscienza.
Così il commercio di lupini, che in Verga era tentativo di arricchimento, in Visconti diventa tentativo di svincolare il lavoro dal capitale, cioè la riappropriazione del prodotto. La brama di ricchezza dei Malavoglia, condannata da Verga, in Visconti diventa la positiva presa di coscienza di ‘Ntoni Valastro, il protagonista, che però viene sconfitta dalle leggi del capitale, essendo l’iniziativa individuale, non elevata a collettiva consapevolezza di classe.
La particolarità di Visconti tra i registi neorealisti è un legame forte con le tradizioni letterarie unito con un forte contributo ideologico e una ridefinizione delle tecniche di ripresa.
Egli unì infatti l’interpretazione marxista della storia nella descrizione della società con uno stravolgimento della grammatica del linguaggio cinematografico, con una serie di “rotture” del montaggio che hanno il compito di portare lo spettatore fuori dai consueti binari del racconto cinematografico, costringendolo a rimanere “sveglio” di fronte alla rappresentazione, a fargli avere un ruolo attivo nella proiezione.
Nella successione delle inquadrature si ribaltano le collocazioni dei personaggi, nei campi e controcampi i loro sguardi non si incontrano, gli ingressi in campo risultano rovesciati rispetto alle uscite.
Con questo uso della grammatica cinematografica Visconti si pose come padre del cinema moderno, come modello da seguire nella ricerca di altre vie del cinema."