La maschera di Upendo Hero, ideatore e regista del documentario Twende Berlin, si fa portavoce del desiderio di liberà e di amore che ha sempre caratterizzato lo spirito africano. 'Upendo' significa amore, infatti, in lingua africana.
Dal Kenya alla Germania, in un progetto che investe la musica, l'arte contemporanea, il contatto con le persone, fino a toccare aspetti delicati e di carattere economico-politico come lo spazio pubblico e il fenomeno della Gentrification.
La voce narrante di Upendo ci introduce a Nairobi, lamentando la crisi dello spazio e della libertà, dovuta all'incombere del commercio e della globalizzazione, agenti distruttivi che hanno ingabbiato lo spirito originario del popolo.
La partenza degli Ukoo Flani - gruppo musicale kenyano emissario di Upendo Hero - è l'occasione per un confronto tra realtà che, apparentemente, si trovano agli antipodi.
Si delinea così il leit motiv del documentario. Incontri con artisti e attivisti della capitale tedesca si intervallano a momenti musicali, nei quali gli Ukoo Flani registrano canzoni ispirate al contesto che imparano a conoscere, senza trascurare un po' di buon freestyle per strada o sui mezzi pubblici.
Berlino è una delle capitali europee che più lascia libertà di espressione all'arte contemporanea e di strada. Ma non è così semplice o scontato.
Il fenomeno della Gentrification è ormai una minaccia forte per i quartieri berlinesi, come lo è stata, in modo deleterio, per quelli francesi. Le zone rivalutate dall'estro e dal genio dei giovani artisti attirano la gente e, di conseguenza, la speculazione edilizia e urbanistica. Costretti come mandrie a spostarsi quando i prezzi degli affitti salgono, gli artisti perdono terreno fino a che gli spazi si esauriscono.
Così, a loro spese, i giovani hanno rivalutato dei quartieri sui quali hanno investito altri con l'obiettivo di piazzare, appunto, la gentry.
Gli Ukoo Flani visitano quartieri minacciati dal colosso Mediaspree, pronto a impossessarsi di tutto lo spazio possibile. Una manifestazione è alle porte, come conferma un rappresentante del comune, intervistato dai ragazzi.
Dedicata attenzione anche al fenomeno, noto per chi è stato a Berlino, dei raccoglitori di bottiglie. Chi, infatti, raccoglie un vuoto e lo consegna a un market, ha diritto a 5 centesimi. Ovviamente è una pratica che permette ai più bisognosi di racimolare qualche moneta per sopravvivere. Un giovane artista di nove anni promuove una campagna per sensibilizzare la gente a questo proposito, con adesivi dove si consiglia di lasciare i vuoti fuori dai cestini e dai raccoglitori di rifiuti.

Insomma, molto genuina l'idea di un mandante con la testa a forma di cuore che assegna un compito ai suoi ragazzi: il semplice compito di vivere, conoscere, condividere. Lo stile documentaristico non lascia niente all'immaginazione, si spinge nella profondità di ogni riflessione ed evidenzia gli straordinari colori di Berlino. Non pretenzioso, come dimostrano i commenti dei ragazzi, che non si vergognano di non capire immediatamente e di porre domande. La curiosità è un'arma delle migliori.
Allora non si è poi così diversi, pur vivendo in due continenti e, soprattutto, in due realtà economiche molto distanti.
Il messaggio che passa, tra mille note e colori, è lasciare che le persone fruiscano liberamente dello spazio, per condividere pensieri e conoscersi l'un l'altro. Il significato, dietro il significante coloratissimo e cantato, è potentissimo.
"Ci capiamo subito perché abbiamo lo stesso nemico"...
Niente spazio pubblico, niente amore.

Twende Berlin. Trailer in HD