La prima cosa bella di Paolo Virzì è un film volutamente retrò, ma soprattutto commovente, una storia familiare che si snoda tra passato e presente e che mette in scena gioie e dolori di una famiglia livornese, tutta imperniata sulla figura materna.
Questa mamma, interpretata da giovane da un'affascinante e svampita Micaela Ramazzotti e poi da Stefania Sandrelli, è una madre in senso assoluto, che circonda i figli di un amore incondizionato e al resto del mondo riserva una fiducia cieca, talvolta ingenua e forse un po' infantile, ma sempre commovente e strabiliante.
Il film, in continuo alternarsi temporale tra gli anni '70 e i nostri giorni, inizia con la premiazione della mamma più bella ai Bagni Pancaldi di Livorno, il più famoso stabilimento balneare della città. La gioia dell'avvenimento è minata da un disagio palpabile da parte della protagonista e da un sentimento di rabbia da parte del marito e del figlio maggiore Bruno, e, in effetti, da quel momento in poi gli eventi precipiteranno, spingendo la giovane mamma a fuggire dal marito e da Livorno, città simbolo di un odio/amore viscerale, splendidamente ricreata com'era realmente negli anni '70.
Fotografia e scenografia concorrono a immergerci con eguale risultato nella Castiglioncello di quegli anni, tra ville vicino al mare, immerse nel verde della pineta, e set cinematografici dell'epoca con Risi e Mastroianni.
La fuga di questa mamma solare, svampita e troppo fiduciosa, soprattutto verso gli uomini, con i bambini segna inevitabilmente l'infanzia dei figli, che da grandi si scoprono disadattati, depressi o infelici. Bruno si è trasferito a Milano, città lontana da Livorno non solo geograficamente, ed è un depresso cronico che cerca di stordirsi con le droghe; la sorella più piccola invece si è sposata prima dei 20 anni con un uomo che non ama.
Uno degli episodi più commoventi del film è proprio la scena del litigio tra i due fratelli ormai adulti, riuniti a causa dell'esigenza di stare vicino alla madre, che con la sua vitalità contagia tutto e tutti. Il conflitto fin troppo sopito sfocia in un episodio che l'affiatamento dei due bravissimi attori Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi non fa che rendere più convincente, strappando una lacrima anche agli spettatori più “duri”.
I sorrisi di Micaela Ramazzotti e Stefania Sandrelli rischiarano le tenebre e riscaldano gli animi, e l'amore magicamente emanato da questa mamma, impersonata da due attrici tanto diverse tra loro quanto calate nel ruolo, avvolge tutto dentro e fuori dallo schermo, immergendo lo spettatore in un universo parallelo intimo e toccante, regalando emozioni reali anche grazie ad una storia in cui ci si può immedesimare, non fosse altro ricordando l'amore della mamma, la prima cosa bella che abbiamo avuto dalla vita.
A mio avviso si può affermare che, oltre alla figura di questa mamma che ama e che dona tutto di se stessa, l'altro vero protagonista del film è il mare, quello di Livorno, elemento vitale che cura tutti i mali, compresi quelli d'amore, semplicemente attraverso un bagno rigenerante. Perché il mare per i livornesi è quasi come il Gange per gli indiani, e questo Virzì lo sa bene, e ci gioca, in un omaggio alla sua terra e a chi a Livorno è nato o ci ha vissuto, anche per un breve periodo.