A dieci anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche, una seconda visione del film The Dreamers è un esercizio illuminante per cercare di comprenderne più in profondità i meccanismi narrativi.
Anche se le perplessità che avevano accompagnato la prima visione non sono venute meno, soprattutto per la parte centrale del film – quella che riguarda il rapporto erotico-incestuoso che si instaura tra i due fratelli gemelli (maschio e femmina) e il loro amico americano, con il racconto che si sposta da fuori a dentro la casa degli intellettuali parigini (genitori dei due fratelli) e che appare un po’ troppo pretestuoso – il giudizio complessivo si è molto ammorbidito.
Innanzitutto, il film è un grandissimo omaggio alla settima arte e a quello che ha rappresentato la critica militante francese per la diffusione del cinema come forma d’arte tra le più potenti del XX Secolo, in grado di incidere in profondità sull’immaginario e, dunque, di avere la capacità di influire sulla Storia: per esempio, attraverso la nascita e lo sviluppo dei movimenti di contestazione studentesca della fine degli anni ’60.
Non a caso all’inizio del film vediamo gli sgomberi e le cariche della Polizia di fronte alla Cinémathèque Française guidata dal suo direttore Henry Langlois.
Il film è ricchissimo di citazioni ed è proprio a partire dal gioco di indovinare il film che viene imitato a turno dai tre protagonisti e dalla conseguente punizione a sfondo sessuale che essi si impongono a vicenda dopo una risposta sbagliata che inizia il loro triangolo erotico (alla Jules et Jim). Anche se questa è la parte meno convincente del film.
Bisogna però constatare come il “comune senso del pudore” abbia notevolmente abbassato la sua asticella negli ultimi trenta o quarant’anni.
Se Ultimo Tango a Parigi nel 1972 aveva suscitato un’ondata feroce di indignazione puritana, che aveva addirittura portato alla condanna del film al rogo (provvedimento medievale che, per fortuna, le varie battaglie legali degli anni successivi hanno evitato), con The Dreamers, quello che in Ultimo Tango era soltanto accennato, ne I Sognatori viene mostrato, esplicitato, messo in evidenza e sottolineato.
Altro punto focale del film è la politica, che fa (simbolicamente) irruzione nella vita dei tre protagonisti verso la fine del film, proprio quando i loro giochi erotici li stanno spingendo verso l‘autodistruzione. E ciò avviene attraverso una pietra lanciata dalla strada dove i manifestanti si stanno scontrando con la polizia e che piomba nel salotto della ricca casa borghese rompendo un vetro.
Quindi, in questo film Bertolucci raggruppa tutte le tematiche a lui più care e congeniali, che hanno da sempre caratterizzato la sua opera.
Con i Sognatori a mio avviso ci pone però di fronte a una domanda cruciale: può essere la Politica (con la P maiuscola), più dell’arte, più delle pulsioni sessuali, lo strumento attraverso cui l’umanità può ottenere la realizzazione delle sue aspettative, dei suoi desideri e dei suoi sogni?