La luce, Daniel Plainview, la vede per poco. Un unico, accecante, bagliore all’inizio del film. Il cielo che ipnotizza la terra. Il sudore brillante sulla sua pelle gretta.
Ma è un attimo. Striscia le mani callose sulla piccozza, e comincia a scavare. Sempre più giù. Sempre più nelle viscere. Fino a quando il suo animo, nella torba degli inferi, non trova casa. E rifugio.
There will be blood – distribuito in Italia come Il petroliere – non può che essere un film di sangue. Raggrumato, appiccicoso, scuro. Così tempestoso da diventare ricchezza, denaro liquido: l’oro nero. Anderson, dopo pellicole salvifiche, corali, in cui i buoni propositi si fanno strada tra nefandezze assortite, racconta il vero inferno. Lo trova all’inizio del Ventesimo secolo, nell’America puritana appena irradiata dai tentacoli capitalistici.

Un cercatore di petrolio – Plainview, interpretato da un immenso Daniel Day-Lewis – spende e spande per costruire sempre più pozzi. Lo fa promettendo ai locali proprietari terrieri ricchezze e benessere. La sua maschera è quella dell’uomo operoso, devoto ai valori famigliari, con un figlio, H.W., come socio, confidente, erede. Questo funzionerà, finchè non arriveranno i dollari. Quelli veri. L’esplosione di bitume – la scoperta di un enorme, gonfio giacimento – in un suo pozzo lo allontanerà per sempre dal mondo reale. Ci sarà spazio solo per violenta ingordigia. E per una spirale irrefrenabile di misantropia.

Anderson, qui, abbandona i toni postmoderni. E’ il suo film più semplice. Crudo. Non ci sono incastri e frammenti di storie, non ci sono le magnoliane rane che piovono dal cielo, non c’è l’Amore che mette una pezza. C’è un unico individuo; un’unica, sporca, infangata figura che siete al luculliano tavolo della bramosia. Feroce. Cupo. Irrimediabilmente e desolatamente solo.

Forse, il riferimento più vicino è La grande abbuffata di Ferreri. Ma ad alleviare le vite grame dei quattro amici venne la morte gastronomica. Plainveiw, invece, vive. Il suo corpo continua a respirare, a pensare. Scoprendo, immerso nell’ovattata tristezza della dimora di lusso, quanto è scuro, il maledettissimo petrolio.