La scelta di trattare un argomento come quello delle tendenze schizofreniche all’interno del cinema di Moretti, non è casuale. Nel contesto del moderno panorama cinematografico, dove a trionfare è una ricerca piattamente omologata dell’identico, che lascia poco spazio all’individualità, la problematica legata all’identità si fa preponderante.
La nostra società, soprattutto da un decennio a questa parte è stata colpita da un terrificante quanto difficilmente estirpabile “blob” capace di insediarsi in ogni angolo del pianeta e tra i neuroni di qualsiasi testa fino a poco tempo prima ancora definibile “pensante”. Una lava sempre più inarrestabile ha bruciato e tutt’ora sembra impegnata a sterminare incessantemente qualunque forma di alterità, intesa come caratteristica peculiare di ogni individuo.

Tale tendenza ha trovato largo spazio soprattutto nei contesti legati ai mezzi di comunicazione par excellence, ovvero i mass media. Cinema e televisione, pur essendo diretti antagonisti, sono stati in grado di essere complici e trovare un punto d’appoggio incontrandosi proprio laddove avrebbero dovuto dividersi, cioè fondendosi nell’obiettivo comune di appiattire le coscienze offrendo prodotti anonimamente seriali o fondati su medesimi schemi e stereotipi.

Ed è qui che entra in campo Nanni Moretti, regista che possiamo indubbiamente citare come una delle figure fondamentali del panorama cinematografico italiano nonchè personalità raffinata capace di incarnare pienamente la volontà di eliminare le più bieche forme di schematica aderenza ai canoni cinematografici che oggigiorno ci inseguono e/o addirittura perseguitano senza lasciarci respiro.

Ma come mai interessarsi proprio all’ambito di quelle che potremmo definire “tendenze schizofreniche” all’interno della sua cinematografia? Se prendiamo in considerazione la definizione letterale del termine “schizofrenia”, questa ci viene descritta come “malattia mentale assai frequente, caratterizzata da turbe dei processi associativi (dissociazione del pensiero), da insensibilità affettiva, da indebolimento della volontà. E’ quasi sempre presente un delirio più o meno appariscente, spesso con tema persecutorio; frequenti sono i fenomeni di “depersonalizzazione” e le sensazioni di influenzamento; altre volte prevalgono atteggiamenti negativistici.”.

Il discorso che qui si intende argomentare, tuttavia non verterà sulla rappresentazione della patologia in sé e per sé, bensì sarà volto a intravedere in maniera metaforica in che modo la cinematografia morettiana presenta lo sdoppiamento di una personalità che in realtà si scoprirà essere molto salda e sempre “una”.

Nucleo fondamentale da cui partire per affrontare tale analisi è la presenza costante di buona parte della prima filmografia del regista, riguardante l’alter-ego Michele Apicella. La filmografia morettiana vede coincidere spesso e volentieri la figura del protagonista casi con quella del regista stesso. Questo aspetto ci rimanda inevitabilmente al tema del doppio, argomento assai caro al Nanni nazionale al punto da spingere molti critici a dividere la sua filmografia, per l’appunto, in 2 gruppi : film in cui egli interpreta se stesso e film in cui viene sostituito da un altro personaggio. Ma esistono anche altri sottogruppi composti da quei film dove il protagonista è rappresentato dall’alter-ego di Moretti per antonomasia, ovvero, Michele Apicella.1

Scegliere di far interpretare la maggior parte dei propri film ad un protagonista che ha sempre lo stesso nome (tra l’altro Apicella è il cognome della madre di Moretti), potrebbe sembrare sintomatico di una certa stabilità e quindi apparire come un controsenso rispetto al tema della conflittualità, ma così non è. Apicella, infatti, si dimostra diverso in ogni pellicola pur mantendendo costante la sua proverbiale incapacità di comunicare pienamente con gli altri.

Togliendo il caso de La Stanza del Figlio, infatti, il regista risulta onnipresente all’interno della sua filmografia e vi si addentra nei più svariati modi incarnando personaggi di età ed occupazioni diverse (dallo studente, al regista, al prete, al politico, all’atleta…), ma che nel profondo si somigliano paurosamente. 2

L’alter-ego Michele Apicella, compare fin dai tempi di Ecce Bombo, pellicola dove il protagonista non è più sdoppiato soltanto per quanto concerne il livello dell’identità, bensì ritrova ad assumere diversi ruoli sotterranei all’interno della storia stessa.

Michele è un personaggio particolare, analitico, che non si benda gli occhi di fronte alla realtà pur mantenendo un contatto sempre presente col suo mondo interiore… ma è anche e soprattutto un individuo intriso di isterismi e nevrosi, infastidito da tutto quanto non rientri nei suoi schemi. Il primo nemico che sembra attirare l’attenzione di Apicella è la televisione, colpevole non soltanto di non eludere quel ruolo “educatore” che dovrebbe appartenergli in primis, ma finendo addirittura per fomentare l’ignoranza di un popolo passivo e pecorone.

Di quest’ultimo medium, Apicella, cattura però un comportamento, che è quello del “moderatore televisivo”, riuscendo ad imporsi all’interno di una accesa lite tra amici urlando di fare silenzio e invitandoli a guardare un filmato. Vi è anche una tendenza dittatoriale nel modo di fare di Michele, che, come accennato in precedenza, dimostra la sua viscerale intolleranza verso la maleducazione persino all’interno di una situazione familiare tipicamente “libertaria”, come può essere per l’appunto una cena familiare. In tale occasione Apicella rimprovera la sorella per aver grattato il pavimento con la sedia emettendo un rumore disturbante, e la invita a ripetere l’azione silenziosamente.

Tutti questi comportamenti fanno parte dell’iconografia morettiana, che si esplica sotto diverse forme di cui l’alter-ego risulta essere la massima espressione. Riprendiamo a tal proposito, un pensiero chiaramente espresso all’interno di un’intervista del 1981, dallo stesso Nanni Moretti a riguardo del film Sogni D’Oro, ovvero :

“Che noia tutte quelle storie raccontate in prima persona dove ci si raffigura come personaggi candidi, in tenera crisi, magari un po’ buffi, cercando immediatamente di far scattare l’identificazione da parte del pubblico. In Sogni d’Oro invece il mio personaggio è violento, isterico, pignolo, vanitoso, possessivo…” .

Apicella, quindi, pur essendo in certo qual modo vittima di un profondo disagio interiore non risulta affatto un personaggio passivo né disposto a farsi sottomettere. Più di una volta egli sfodera infatti una violenza inaspettata, spesso verbale, ma anche fisica. A questo punto sorge spontanea una domanda : perché parlare di conflitto interiore?
Apicella, non sembra piuttosto essere “in guerra” col mondo esterno e con tutto quanto sia differente da egli stesso? La risposta è presto data.

Sappiamo bene quanto un rapporto non armonico con la realtà che ci circonda, possa profondamente turbare l’interiorità e non dobbiamo inoltre dimenticare quanto la personalità di Michele si infittisca all’interno di ogni pellicola mostrando sempre più i dubbi irrisolti che popolano la sua anima.
Gli occhi di Apicella sono sempre spalancati, il suo corpo è perennemente in movimento, e la fisicità isterica di Moretti è di grande aiuto per fissare questi elementi tipici di un personaggio che nel profondo rimane sempre bambino, un infante incapace di accettare la realtà e ancora dipendente anzitutto dalla madre, ma da tutto quanto riguardi i suoi affetti. In ogni episodio della sua vita, egli coinvolge infatti parenti e amici, quasi non volesse mai staccare il cordone ombelicale con quella parentesi della vita che meno si sposa alle responsabilità.

L’alter-ego di Nanni è senz’altro un individuo “puro”, che pur nel momento di massima crudeltà mantiene un’ingenuità ricollegabile ai suoi valori, così profondamente radicati nella sua personalità. Quest’ultimo esempio si esplicherà soprattutto nella pellicola del 1983 Bianca, dove l’alter-ego diventerà addirittura serial-killer, uccidendo una coppia di innamorati. Michele Apicella è dunque specchio di quelle contraddizioni che sottilmente si affacciano all’interno della personalità di Nanni Moretti-uomo.

Note:
1. Mazierska, E., Il cinema di Nanni Moretti, Roma , 2006, Gremese Editore
2. ibidem