Si è aperto con il film italo-austriaco Non è ancora domani (La Pivellina) di Tizza Covi e Rainer Frimmel, già vincitore del Label Europa Cinemas come Miglior film europeo alla 41ma Quinzaine des réalisateurs di Cannes, il Concorso Pesaro Nuovo Cinema.

Giovanni Spagnoletti, direttore artistico della Mostra, invitando a salire sul palco la regista Tizza Covi, i protagonisti Patrizia Gerardi e Tairo Caroli e il distributore italiano del film, Franco Zuliani delle Officine UBU, ha tenuto a precisare: “Il titolo internazionale del film, con cui è stato presentato al Festival di Cannes dove ha riscontrato peraltro un notevole successo, è La pivellina ma il titolo con cui Franco Zuliani di Officine UBU distribuirà il film in Italia, presumibilmente a partire da ottobre/novembre, è Non è ancora domani ( La Pivellina)".

Il film racconta la storia di Asia, una bambina di due anni che viene trovata in un parco da Patti, una donna che vive con il marito in una roulotte a San Basilio, alla periferia di Roma, all’interno di una comunità di circensi. Con l’aiuto di Tairo, un ragazzino che vive con sua nonna in un container adiacente, Patti inizia a cercare la madre della bambina.

“Si tratta di un film così realistico” ha affermato la regista Tizza Covi in conferenza stampa - questa mattina a Palazzo Gradari a Pesaro - “che nessuno riusciva più a distinguere la realtà dalla finzione”.
“Il nostro metodo di lavoro” continua la Covi “è sempre una regia a due: mia e di Rainer Frimmel che non ha potuto essere oggi qui con noi. Lavoriamo sempre da soli perché così possiamo essere liberi. Lui si occupa della cinepresa e io del suono ma la regia la decidiamo sempre insieme. Veniamo dal documentario e non volevamo cambiare modo di lavorare utilizzando una sceneggiatura per la prima volta di finzione. Due sono i vantaggi: prima di tutto abbiamo la libertà di gestire il tempo e i mezzi come vogliamo senza imposizioni esterne, con i nostri ritmi e le nostre scelte; in secondo luogo essendo soltanto noi due sul set siamo stati in grado di dedicare tutto il tempo necessario ai protagonisti”.

“Quello che ci interessava più di tutto era di trovare umanità in questa periferia che ha poco a che vedere con l’immagine di Roma che tutti conosciamo e di condividerla con gli spettatori. Ecco perché non abbiamo usato mai la musica che evoca sempre dei sentimenti e abbiamo scritto una sceneggiatura che prevedeva un inizio e una fine ma che era completamente priva di dialoghi. Abbiamo lasciato completa libertà di improvvisazione agli attori. Non c’è stata nessuna preparazione prima delle riprese. Molte cose succedevano casualmente e poi le giravamo”.