“Il libro, statico compagno dei sedentari, degli invalidi, dei nostalgici e dei neutralisti, non può divertire né esaltare le nuove generazioni futuriste ebbre di dinamismo rivoluzionario e bellicoso. […] Il cinematografo futurista che noi prepariamo, deformazione gioconda dell’universo, sintesi a-logica e fuggente della vita mondiale, diventerà la migliore scuola per i ragazzi: scuola di gioia, di velocità, di forza, di temerarietà e di eroismo. Il cinematografo futurista acutizzerà, svilupperà la sensibilità, velocizzerà l'immaginazione creatrice, darà all’intelligenza un prodigioso senso di simultaneità e di onnipresenza. Il cinematografo futurista collaborerà così al rinnovamento generale sostituendo la rivista (sempre pedantesca), il dramma (sempre previsto) e uccidendo il libro (sempre tedioso e opprimente).”

Così si apre il Manifesto del Cinema Futurista, promulgato l’11 settembre 1916 a Milano da Filippo Tommaso Marinetti, Bruno Corra, Emilio Settimelli, Arnaldo Ginna, Giacomo Balla, Remo Chiti.
E tuttavia, esattamente come per l’altro grande movimento d’avanguardia Dada, e poi il Surrealismo, il cinema di diretta derivazione futurista sortisce effetti estremamente limitati.

La retrospettiva sul futurismo, presente da lunedì 21 a mercoledì 23 dicembre al Cinema Trevi, oltre a film perduti entrati nella leggenda come Vita futurista di Bruno Corra e Arnaldo Ginna e Il re, le torri e gli alfieri di Ivo Illuminati, rientrano nel “canone” del cinema futurista Thais di Anton Giulio Bragaglia con le scenografie di Enrico Prampolini; Velocità di Pippo Oriani e pochi altri titoli.

Con questa rassegna si è dunque inteso non soltanto riproporre le opere sopravvissute del “futurismo cinematografico italiano” di stretta osservanza, quanto soprattutto mostrare le linee di interferenza tra il futurismo e il cinema, mettendo in evidenza le contaminazioni e i furti reciproci di immagini, costruzioni linguistiche, suggestioni dinamiche e iconografiche, tematiche ricorrenti.

Un mondo agitato, questo il titolo della rassegna, tenta così di ricostruire un rapporto possibile tra il Futurismo e il cinema ritrovandone le tracce attraverso:
i titoli dei libri di Marinetti; le esaltazioni della bellezza dell’automobile e dell’aeroplano dei primi documentari sulla grande industria allo stato nascente; gli “uomini meccanici” delle comiche di André Deed o della trasposizione cinematografica di Pinocchio fatta da Polidor; la dinamizzazione del visivo; la civiltà delle macchine; le “uccisioni del chiaro di luna” che qui ritroviamo negli “Amori di Lulù” o negli “amori pedestri” di Marcel Fabre; ma anche la documentazione della “guerra sola igiene del mondo” e le geometriche evoluzioni degli aereoplani da caccia sui cieli della guerra di Spagna o le “legioni della civiltà” in marcia per costruire l’Eur che abbiamo affiancato, in controcanto, agli esordi di Totò, del Signor Bonaventura e di Petrolini o a un film come O la borsa o la vita dell’“altro Bragaglia”, quel Carlo Ludovico, che con la complicità di un “personaggio” come Sergio Tofano ci mette in guardia, già nel 1933, sui rischi di affidare la propria vita alle speculazioni di borsa.

Il programma è limitato al cinema italiano, con l’unica eccezione del film russo La signorina e il teppista di Evgenij Slavinskij (1918), con Vladimir Majakovskij che recita nel ruolo del “teppista”, in quanto tratto dal racconto La maestrina degli operai di Edmondo De Amicis.
La rassegna si completa con una selezione di documentari sul futurismo e soprattutto con il film televisivo Il sogno del futuro di Italo Moscati e con Futurismo, che passione! di Silvana Palumbieri, una produzione Teche Rai e Quadriennale di Roma con la collaborazione dell’Istituto Luce realizzata per celebrare il centenario del Futurismo.

Per la Cineteca Nazionale, infine, la rassegna è anche un’occasione per proporre film recentemente ritrovati e restaurati, alcuni tra i quali sfuggiti finora alle stesse storie del cinema, come Volo su Vienna, ricostruzione dell’impresa aviatoria per eccellenza di Gabriele D’Annunzio; e soprattutto i Radiogiornali di Giorgio Simonelli, che si affiancano alle già note Riviste Cines tra le prime produzioni sonore del cinema italiano.

La retrospettiva è curata da Sergio Toffetti e dalla Cineteca Nazionale con la collaborazione di Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea, Museo Nazionale del Cinema di Torino, Cineteca di Bologna, Cineteca del Friuli, Cinecittà Luce, Rai Teche, Ripley’s Film.

Il programma su www.csc-cinematografia.it