Di esseri mostruosi ne abbiamo trovati tantissimi, di ogni specie nei film di fantascienza e dell’orrore. Ognuno porta con sé una diversa origine e ci sono opportunità per tutti, dai mostri nati per un guasto alla catena evolutiva alle terrificanti mutazioni di vegetali e minerali. Ogni volta c’è la sensazione di precipitare indietro nel tempo, in ere che precedono l’evoluzione dell’uomo oppure di catapultarsi violentemente nel futuro.
Ma dove siamo se stiamo guardando i protagonisti di Freaks?

Girato da Tod Browining nel 1932, esattamente un anno dopo il successo Dracula, Freaks compromette irrimediabilmente la sua ascesa a Hollywood e rappresenta la sintesi del suo stile. Dopo aver lavorato giovanissimo con gli artisti da circo (uno dei suoi interventi in questi messe in scena circensi, consisteva nel farsi sotterrare vivo), incontra Griffith a New York mentre lavora come regista di spettacoli teatrali e diventa un suo assistente.
Rimane per due anni inoperoso (ma scriverà sceneggiature, tra le quali Intollerance) a causa di un drammatico schianto la sua automobile contro un treno in corsa. In macchina c’erano altri due attori, uno rimane ucciso, lui e l’altro attore sopravvivono riportando gravi lesioni, Browining si frattura gravemente la gamba destra.

“Se una cosa diventa troppo terrificante o troppo orribile, allora va oltre l’immaginazione della gente comune e il pubblico si mette a ridere. I racconti del mistero devono essere plausibili.” Tod Browining

Freaks racconta il dramma amoroso di una giovane e sensibile donna abbandonata dal suo uomo infatuatosi improvvisamente di un’altra donna, più avvenente e seducente. E fin qui milioni di film hanno seguito il filone, chi meglio chi peggio.
In Freaks il dramma si chiude con la vendetta del gruppo di amici e colleghi che patteggia per la sconsolata fidanzatina contro l’avvenente donna. E ancora, fin qui migliaia di film si sono costruiti su questo, chi meglio chi peggio.
Freaks è ambientato in un circo e i protagonisti sono gli artisti veri. Browning non ho voluto lavorare con attori, tranne qualcuno come appunto l’avvenente donna, ma ha preferito coinvolgere circensi autentici. Artisti scoperti da Ben Piazza, il direttore del casting, girovagando per i circhi ambulanti e nei vaudevilledi tutti gli Stati Uniti. Ma ancora, centinaia di film hanno avuto come protagonisti non attori, ma persone autentiche.
La differenza sta che, in Freaks, la verità e l’inseguimento del realismo arriva fino in fondo e senza censure, con la selezione per il film di personaggi deformi, dove ogni menomazione fisica è autentica, nonché drammaticamente terrificante. Basta vedere la scelta di gemelle siamesi che sposano uomini diversi e conducono una vita familiare normale, di uomini tronco che da solo si accendono un sigaro per non perdere la propria virilità, di mongoloidi vestiti da bambine petulanti, di donne barbute che partoriscono infanti barbuti, di nani, ballerine, equilibristi e uomini forzuti, radunati qui da Browning per un solo scopo: niente trucchi, niente mostri di cartapesta o siliconi sul viso, è tutto vero, tutto dev’essere vero!

Dove siamo se stiamo guardando i protagonisti di Freaks?, abbiamo detto all’inizio. Nel passato ancestrale, dei primi uomini apparsi sulla Terra, forse ancora deformi, oppure siamo proiettati nel futuro, in cui gli uomini soffriranno degli errori fatti dalle generazioni che li hanno preceduti? In Freaks, caso forse unico in questo genere non ci sono rimandi temporali, quindi niente passato, né futuro, ma siamo decisamente nel presente, ancorati e bloccati in un perpetuo presente. Ogni volta che qualcuno vedrà Freaks, ogni volta che una generazione diversa lo vedrà, il film di Tod Browning gli parlerà sempre e inequivocabilmente del suo presente.
All’epoca in cui Browining girava il film, i freaks (esseri malformi e inquietanti, dove la scienza medica non era in grado di spiegare le cause delle loro deformazioni), venivano abbandonati, rinchiusi o peggio uccisi. I più fortunati diventavano star da circo per ritrovare la propria dignità di esseri umani e vivendo della derisione e dello stupore dello spettatore dei tanti vaudeville (a proposito, gli spettatori del circo, ambientazione principale del film, non si vedono mai: avrebbe confuso i due livelli, quello dei normali e quello dei freaks. A rappresentarli comunque, in testa e in coda al film, il gruppo che terrorizzato osserva una creatura intrappolata in un piccolo recinto).

Con Freaks siamo nel presente perché la visione di deformi richiama il sentimento della diversità, di ogni tipo e di ogni specie. All’inizio ci riteniamo fortunati perché non apparteniamo a quella classe di deformi, poi pian piano ci affezioniamo a loro e vorremmo farne parte e troviamo che i veri mostri sono quelli normali, come l’equilibrista avvenente che raggira il ricco nano e fa sprofondare in una spaventosa angoscia l’innocente fidanzata. Oppure come l’uomo forzuto che prima approfitta dell’equilibrista per trovare un tetto dove rintanarsi e dopo ne approfitta ancora di più della situazione annusando l’eredità del ricco nano.
Pian piano che ci affezioniamo a loro, ai freaks, cominciamo a non sentirci così tanto diversi e appena i nostri occhi ritornano ai normali, vogliamo prenderne le distanze. Così indaghiamo sul nostro passato, torniamo indietro per far riemenrgere un insospettabile dettaglio delle nostre futili e misere vite, magari per ritrovare un qualche piccolo incidente che ha deformato una piccola parte del nostro corpo. Oppure tiriamo fuori ogni minima menomazione che fino ad oggi tenevamo nascosta e che adesso diventa tema di orgoglio. Gli animi più sensibili esterneranno anche qualche insignificante cicatrice e inconsistenti malori durante la visione di Freaks, per poter in tal modo stringere con i protagonisti del film una forte e solida alleanza.
Un’alleanza che nasce nella prima parte del film, che cresce a dismisura nella parte centrale per esplodere nell’idignazione nei confronti della donna ammaliatrice che deride il neo sposo nano, proprio durante la festa di nozze e dinnanzi ai propri amici (la quale reagisce violentemente contro tutti al coro dei freaks: Una di noi! Sei diventata una di noi adesso!).
Errore imperdonabile per la donna, che supera ogni limite umiliando tutti i freaks presenti. A tal punto del dramma sia noi spettatori che loro, i freaks, gridiamo vendetta, atroce vendetta. L’allenza tra noi e loro (i freaks) è giunta al culmine, è arrivato il tempo di agire.

La semplicità mostrata fino adesso dai freaks si trasforma in strategia di gruppo, la dolcezza dell’uomo tronco si commuta nella mostruosità di un essere strisciante sotto la pioggia battente che non si fermerà davanti a nulla. Nani armati di coltelli, mongoloidi-bambine cattivissime e ringhianti come delle belve affamate avanzano contro i due malcapitati.
In una delle scene più raccapriccianti della storia del cinema, sotto la pioggia avanza senza incertezze né ripensamenti la brigata dei freaks. La punizione sarà più dura della morte: la mutilazione degli arti e la castrazione per l’uomo forzuto (non avrà più muscoli e virilità da esibire, e finirà per esibirsi come un ridicolo cantante evirato) e la mutilitazione delle gambe e ali piumate al posto delle braccia (l’equilibrista dalle lunghe e affusolate gambe è diventata quella che era, una gallina!).
Lo spettatore qui si divide: o torna velocemente e irrimediabilmente sui suoi passi perché non vuole condividere l’orrore delle mutilazioni e oppure continua a pattegiare con i freaks, assaporando il gusto delle mutilazioni contro degli esseri che si sono manifestati tanto ignobili, consumando con loro l’atroce e feroce vendetta.

Tratto liberamente dal racconto Spurs di Tod Robbins, Freaks doveva essere per intenzione dello stesso produttore, il film più orribile della storia del cinema (E così è stato, non sappiamo se intendeva spingersi tanto oltre). Nelle mani di Browning la sceneggiatura ha fatto molto di più, realizzando un film terrificante per la società americana di allora, ma anche di quella odierna, ferma ancora sulle stessa paure e luoghi comuni sulle diversità.
Scene di isteria e svenimenti accompagnarono nel 1932 la prima del film, costringendo lo stesso porduttore a ritirarlo dalle sale per edulcorarlo con il taglio delle scene più atroci, in particolare quelle che prevedevano la mutilazione dei due malcapitati “normali”.
Lo stesso Browning divenne un freak, nel senso che dopo il successo di Dracula, la sua carriera sembrava potesse essere inarrestabile. Freaks scaglia contro di lui tutta la critica statunitente e il film, anche se rieditato con la sottrazione delle scene più orrorifiche, crolla al botteghino.
Freaks rimane un’opera irrequieta, anche a distanza di tanti anni e quindi da consigliare.
Per questo motivo SEE TOD BROWNING’S FREAKS, come invitava la locandina originale.