"Nel 1969 cinque grandi registi, Carlo Lizzani, Pier Paolo Pasolini, Jean-Luc Godard, Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci, firmano un film a episodi, in cui vengono rivisitate, in chiave moderna, cinque parabole evangeliche, intitolato Amore e rabbia.
L'episodio Indifferenza di Lizzani è ispirato alla parabola del Buon Samaritano; Lizzani costruisce il suo film seguendo due principali schemi visivi: “l'immagine rubata” e “l'immagine spiata”; nella prima modalità Lizzani registra, in maniera casuale, spezzoni di realtà, mentre, nella seconda, la visione da buco della serratura dà forma a uno sguardo più voyeuristico; combinando questi due schemi, il teleobiettivo di Lizzani coglie due incidenti del quotidiano in una metropoli qualunque: un'aggressione subita da una giovane donna, e un uomo, coinvolto in un incidente stradale, che chiede aiuto ai passanti, entrambi nell'indifferenza generale.
In Agonia di Bertolucci, ispirato alla parabola evangelica del Fico infruttuoso, un anziano vescovo agonizza nel suo letto e medita; interrogato su che cosa avesse fatto di buono nella vita, e se in qualche modo potesse giustificare la propria esistenza, viene assalito dalla consapevolezza di aver vissuto invano, senza amore e senza carità verso nessuno; l'interrogatorio termina con la morte del protagonista.
Nell'episodio Amore, Godard ripropone, in chiave politica, la storia del figliuol prodigo, anzi di due, un giovane italiano e una ragazza francese, scappati di casa per sposarsi, ma, dopo lunghe discussioni, alla fine ognuno ritorna nella casa paterna. Il vero titolo dell' episodio doveva essere L'aller et retour andata e ritorno des enfants prodigues dei figli prodighi; «un titolo bilingue che ironizza sulle coproduzioni e sulle loro confusioni linguistiche e ideologiche».
La sequenza del fiore di carta di Pasolini non è chiaro a quale parabola si ispiri, ed è considerato “ unanimamente superiore” agli altri episodi del film. Un uomo cammina per strada con un grosso fiore di carta in mano. Dio gli parla e gli dice che non c'è posto sulla terra per chi, come lui, si rifiuta di vedere le disgrazie del mondo. E lo fa sparire. «Il protagonista viene condannato a morte da Dio perché non si ha più diritto a passare ignari tra gli orrori del mondo. L'obbligo morale di sapere rende l'innocenza una colpa».
L'episodio diretto da Bellocchio, Discutiamo discutiamo, è «l'unico estraneo al tema evangelico», e fu aggiunto, infatti, «per aggiornare il dibattito alla contestazione studentesca. [...] L'argomento è una tipica storia scolastica del '68: lo scontro-dibattito fra gli studenti contestatori e i professori, con l'intervento del preside e, poi, della polizia»".