''Non v'è causa d'errore più frequente che la ricerca della verità assoluta''
Samuel Butler, Taccuini

Tenendo alcune lezioni e conversazioni sull'Opera cinematografica kubrickiana, ho notato come spesso si faccia caso ad errori evidenti contenuti nei film The Shining ed Eyes Wide Shut, fraintendendone le motivazioni. Vorrei focalizzare il mio primo intervento - parlerò spesso di cinema - su questo argomento, privilegiando The Shining.
Vari sono i mezzi che Kubrick utilizza per creare ed ottenere lo spaesamento spettatoriale. Tra questi una serie di ''errori'' contenuti nei due film. Per prima cosa facciamo chiarezza: siamo certi che di errori non si tratti, almeno di errori involontari. Infatti la maggior parte delle ''sviste'' di cui parleremo, sarebbero potute essere state eliminate tranquillamente al montaggio, e considerando la leggendaria maniacalità del regista, è alquanto assurdo ipotizzare che siano potute sfuggirgli imperfezioni ben evidenti. Paradossalmente, in realtà, gli errori sono volontari, ricercati, lasciati se presenti, talvolta anche creati dal regista. Tutto ciò ha una precisa funzione: smarrire lo spettatore in maniera progressiva. Sarà interessante infatti notare come l'evidenza degli errori cresca man mano che il film va avanti mentre, in modo inversamente proporzionale, diminuisca la capacità dello spettatore di mantenere un livello di orientamento, anche minimo, all'interno dell'Overlook Hotel come all'interno della vicenda.
Vanoye osserva come le varie tipologie di sceneggiature possano essere ricondotte a due modelli fondamentali: le Iliadi e le Odissee. L'inizio di The Shining si configura come un'Odissea, un viaggio verso una meta: 8 inquadrature effettuate dall'elicottero in plongée mostrano un paesaggio lacustre, una piccola strada, un maggiolino Volskwagen che la percorre. Via via che i titoli di testa scorrono, il paesaggio si copre di neve, ed infine vediamo l'Overlook Hotel. L'inquadratura 4 contiene il primo errore volontario del film: sul lato destro dello schermo, proprio all'inzio dell'inquadratura, appare l'ombra dell'elicottero che sta effettuando le riprese. Ed il film è incominciato da appena 50 secondi. Al di là del fatto che, effettivamente, ad una prima visione, raramente lo spettatore lo nota, almeno consciamente, ci pare evidente che questo sia un errore voluto. La presenza dell'ombra sullo schermo ha una durata di 44 fotogrammi, ovvero poco meno di due secondi. Un taglio al montaggio di questi pochi fotogrammi avrebbe eliminato del tutto la svista (?) della troupe della seconda unità recatasi negli Stati Uniti ad effettuare le riprese per conto di Stanley Kubrick.
L'inquadratura numero 8 ci presenta la via d'accesso al secondo errore: il totale aereo dell'hotel, come altri successivi, non mostra il labirinto, che pure noi vediamo essere posto accanto all'Overlook in altre immagini riprese dal basso. Oltretutto il labirinto reale è sensibilmente diverso dai due modelli, il plastico dentro l'hotel e soprattutto il disegno fuori, che lo rappresentano.
Il secondo viaggio verso l'Overlook Hotel, quello effettuato da Jack con la famiglia, e che segue di poco il primo, ribalta inspiegabilmente il panorama visto all'inizio del film: lo strapiombo adesso è alla destra dell'automobile e la parete di roccia è a sinistra. Tutto questo non ha la minima spiegazione. L'unica possibilità, cioè che adesso la macchina arrivi da una strada che si trova sul versante opposto del monte, non è giustificata allo spettatore. Abbiamo anche il sospetto che, per realizzare le inquadrature di questa sequenza, Kubrick abbia effettivamente capovolto il negativo della pellicola. E si ricordi che l'uso del ribaltamento speculare dell'immagine è presente anche in Eyes Wide Shut, dove nel passaggio dalla prima alla seconda parte del film si capovolgono la direzione di arrivo di Bill (ad esempio a Somerton) ed i suoi flash mentali, che mostrano Alice fare l'amore con l'ufficiale di marina, con le teste dei due personaggi prima rivolte verso la sinistra dello schermo, poi verso la destra.
Col procedere del film, lo spettatore raggiunge i primi sintomi del suo smarrimento, e Kubrick può permettersi errori sempre più evidenti. La macchina da scrivere di Jack cambia inspiegabilmente di colore, passando da un grigio chiaro ad un grigio scuro. Più volte accade che, dopo stacchi tra due inquadrature consecutive, i personaggi modifichino la loro posizione in maniera sensibile, e vediamo anche porte i cui cardini e battuta cambiano di lato tra un'inquadratura e l'altra.
Ma è nella sequenza 9, introdotta dalla didascalia ''ore 16'' che troviamo l'errore volontario più evidente. All'interno di questa sequenza, troviamo la famosa scena nella quale Jack tenta di entrare nel bagno dove si è chiusa Wendy, spaccando la porta a colpi di accetta. Ad un certo punto, dopo aver realizzato una grossa fenditura nella porta, Jak tenta di entrare inserendo la mano nella spaccatura e cercando di aprire la maniglia: Wendy lo ferisce con un coltello. Lui ritrae la mano urlando per il dolore. Un breve stacco ci mostra Hallorann che si sta avvicinando all'albergo con un gatto delle nevi. Lo stacco ha una durata di poco meno di 18 secondi. L'inquadratura successiva ritorna all'interno dell'Overlook. Jack e Wendy hanno praticamente le stesse posizioni dell'inquadratura precedente. Niente può fare intendere una benchè minima ellissi temporale: evidentemente i 18 secondi dello stacco corrispondono perfettamente al tempo trascorso anche per Jack e Wendy all'interno dell'hotel. Certo. Ma inspiegabilmente, e fin dalla prima inquadratura, la porta adesso è visibilmente spaccata in due punti: lo shock del pubblico è immediato.
Avevamo detto che c'è una ricerca attenta di una progressiva crescita dell'intensità di evidenza degli errori. Ad un livello inconscio lo spettatore ha percepito anche tutti gli altri. Ne è prova evidente l'effetto-imbuto dal quale siamo risucchiati a questo punto. Lo spettatore precipita, perde totalmente la certezza di una visione-controllo sul labirinto del film. Credeva di scorgerne l'uscita, o perlomeno il centro. Vi cade dentro, vi resta invischiato. Ciò che seguirà servirà solo a confonderlo maggiormente. Alla fine si sentirà in compagnia di Jack, gelato da un finale inatteso.
Ci pare adesso ben evidente il motivo della scelta di accompagnare il film ad una serie di errori volontari: la crescita della loro evidenza destabilizza l'ordine ricercato dallo spettatore. Il sistema-film cede sotto il peso delle imperfezioni volute, come crolla ogni logica razionale nella ricerca di una plausibile spiegazione. E si crea terrore. Si ricordi a questo proposito quanto detto da Kubrick in una delle sue rare interviste sul film: ''L'obiettivo fondamentale'' del fantastico non è ''cercare di spiegare o trovare spiegazioni chiare per quello che succede'', piuttosto ''produrre mistero''.
Si tenga ben presente come uno dei punti di partenza della stesura della sceneggiatura da parte di Stanley Kubrick e Diane Johnson sia stato il saggio Il perturbante di Sigmund Freud, definito dallo psicanalista viennese come ''ciò che doveva rimanere nascosto ma è venuto alla luce'': tralasciando le fondamentali implicazioni psicologiche, è difficile non vedervi anche un riferimento agli errori appena analizzati che, appunto, in quanto tali, dovevano rimanere celati, ma che sono invece apparsi con sempre maggiore evidenza, e perciò provocano un forte effetto perturbante. Il riferimento è volutamente ironico, di quella ironia prossima al wit ben sperimentata in Barry Lyndon, non a caso il film precedente a The Shining.
Eyes Wide Shut, che condivide con The Shining molti legami, trova uno dei punti di contatto proprio nella rete di ''crepe'' che lo caratterizzano: al ribaltamento speculare dell'immagine, già descritto, sono da aggiungere raccordi di montaggio ''sbagliati'', interruzioni brusche ed inaspettate, parole ripetute insistentemente.


''Un uomo di genio non fa errori. I suoi errori sono voluti e sono portali di scoperta''
James Joyce, Ulisse


Simone Parnetti