Il film, uscito il 21 agosto 2013 in Francia e presentato in concorso al festival di Cannes nello stesso anno, vede protagonista la diciasettenne Isabelle, interpretata da Marine Vacth.
La complessità della sua psicologia emerge in modo naturale e senza intenti esplicativi dalla sceneggiatura: la ragazza, dopo aver perso la verginità con un coetaneo, inizia a prostituirsi senza motivo, dal momento che il denaro così guadagnato non viene speso.
Potremmo forse leggere questa sua scelta, sempre che di scelta si possa parlare, come volontà di divenire oggetto di piacere per il maggior numero possibile di uomini.
È possibile notare, nel modo di indagare su questo tema, l’impronta o, per meglio dire, il richiamo a Buñuel: ispiratore di registi come Roman Polanski, anche in questo caso fa scuola nel mettere in luce le perversioni e le stravaganze che si celano dietro il desiderio femminile.
Ozon non manca, tuttavia, di firmare in modo originale la sceneggiatura, suddividendo l’opera in quattro capitoli corrispondenti alle quattro stagioni: il passaggio dall’estate alla primavera riflette il passaggio all’età adulta di Isabelle.
A giudicare dallo sguardo assente della ragazza non si fa fatica a ipotizzare che sia stata la noia a spingerla, inconsciamente, a tanto: la pigrizia le impedisce di guardarsi dentro e, così, per capire quanto vale, mette in vendita il suo corpo attribuendo a esso un valore economico alto. L’interpretazione della Vacth è fugace, sembra rifuggire da ogni tentativo messo in atto dallo spettatore di appropriazione di una logica nel suo incedere, a cavallo tra l’essere donna e adolescente. Nessuna emozione traspare dal suo volto.
A Charlotte Rampling è affidata la parte più alta del film. Giovane e bella è un film da non perdere, capace di mostrare il volto nascosto di una parte di società apparentemente per bene, ma fitta di pieghe oscure, ai più sconosciute.