Una storia dimenticata vince l’ottava edizione di Human Rights Nights International Film Festival: è quella dei 130.000 africani arruolati dalla Francia durante la seconda guerra mondiale, una forza che si dimostrò fondamentale nella vittoria contro l’esercito nazista.

Indigènes, del franco-algerino Rachid Bouchareb, è stato proclamato miglior lungometraggio all’edizione 2008 di Human Rights Nights dalla giuria internazionale composta da Marina Pianca (Direttrice del Centro Studi dell’Università della California), Eric Kabera (regista), Masayuki Sasaki (Direttore dello Urban Research Centre e docente alla Osaka City University), Humberto Mancilla (avvocato e regista), Nicola Spaccucci (produttore), “per la capacità con cui il passato è reso presente nel film, un passato che si propone come simbolo dei processi di ingiustizia che continuano fino a oggi. Ingiustizie dove l’indigène è mandato in prima linea per soffrire discriminazioni durante e dopo la guerra, con la consapevolezza che la morte non li discriminerà mai. Questo è un film che, come gli uomini che rappresenta, è pieno di dignità, orgoglio, lealtà verso se stessi, verso gli altri e verso le loro radici, senza mai cadere nel rancore. La sensibilità con cui è stata affrontata la qualità di ogni dettaglio rende il film un’opera di una concettualizzazione più profonda e sofferta”.

Una menzione speciale è poi andata – sempre nel concorso lungometraggi – a Sous les bombes del franco-libanese Philippe Aractingi, girato durante il conflitto in Libano nell’estate del 2006, “per l’abilità con cui il regista ha saputo mettere lo spettatore in prima linea, rendendolo testimone delle aggressioni subite da un’intera popolazione; per il messaggio di speranza nella difficoltà del ricostruire pensando al domani, con il profondo desiderio di vivere e sopravvivere. Grazie al realismo e alla sofferenza palpabile resa dagli attori, il film diviene un documento unico nel suo genere”.

La giuria del concorso lungometraggi ha inoltre attribuito un premio speciale alla carriera a Fernando Solanas, ospite d’eccezione di Human Rights Nights.

Alle sofferenze dei rifugiati politici è dedicato invece Asylum di Rumbi Katedza, nata nello Zimbabwe e attiva oggi in Gran Bretagna, premiato come miglior cortometraggio dalla giuria composta da Rehana Ferdous (Servizio Integrazione Interculturale del Comune di Bologna), Dim Sampaio (artista), Donatella Fabbroni (educatrice), che ha assegnato – sempre tra i cortometraggi – una menzione speciale a West Bank Story dello statunitense Ari Sandel, storia d’amore tra un soldato israeliano e una cassiera palestinese.

La stessa giuria ha poi conferito il premio per il miglior documentario a War Child dello statunitense Christian Karim Chrobog, che ha raccontato la storia di Emmanuel Jal, bambino soldato divenuto oggi una star impegnata dell’hip-hop; menzione speciale poi per The Diamond Road di Nisha Pahuja (regista canadese di origini indiane), sulle speculazioni economiche della “via dei diamanti” dalla produzione alla vendita.

Il lavoro sul territorio compiuto dallo staff di Human Rights Nights ha portato alla collaborazioni con una realtà “difficile” com’è quella del Carcere “Dozza”, dove il festival ha mostrato i film in concorso e ha chiesto a una giuria di detenuti di scegliere il proprio film preferito: il premio è andato a Baano di Rajeev Ahuja, indiano ora attivo a Bologna, che ha portato sullo schermo la drammatica vicenda di una donna indiana giudicata “impura” dopo aver subito uno stupro da parte del suocero.

Infine il premio assegnato da una giuria composta dagli alunni di alcune scuole superiori di Bologna, che ha scelto un cortometraggio italiano, firmato da Simona Risi: Mbeubeus, drammatico ritratto delle condizioni di vita delle persone che “lavorano” nella discarica di Dakar, dove tutti i giorni vengono scaricate 1300 tonnellate di rifiuti.

Ulteriori informazioni su: www.humanrightsnights.org