"L’autoriflessività inerente all’impianto parodistico della narrazione svolge quindi anche una funzione drammatica. Love and Death rappresenta un ulteriore passo avanti in questa direzione. Il film presenta temi e luoghi bergmaniani parodiati e sdrammatizzati sistematicamente da Allen: una scena vede Boris prendersi gioco degli attori bergmaniani fronteggiando in primo piano la macchina da presa mentre recita teatralmente le sue battute sulla vacuità della vita; la figura della Morte, rispetto a quella impassibile e inquietante de Il settimo sigillo, è ridicola; le riflessioni filosofico-esistenziali vengono sempre risolte con una battuta.
La forte presenza bergmaniana nel film non si limita tuttavia all’omaggio o alla parodia. In Love and Death è infatti già possibile individuare figure di linguaggio autoriflessive tipiche del cinema di Bergman che Allen avrà il coraggio di integrare “seriamente” soltanto nel successivo Annie Hall.
Allen sembra quindi avere tutte le carte in regola per imprimere una svolta al suo cinema, ma si nasconde ancora dietro soluzioni comiche. Dalla struttura della narrazione si avverte come Allen sia interessato a una rappresentazione dei fatti più interiore e soggettiva che esteriore e oggettiva.
All’inizio del film, Allen utilizza la voice over del protagonista Boris che introduce l’azione in modo ironico, come aveva fatto in Take the Money and Run, per attribuire veridicità a situazioni comico-assurde.
In questo caso però il commento appartiene a un narratore diegetico soggettivo e non ad uno extra-diegetico oggettivo: la voice over di Boris pone le premesse di un io narrante diegetico, analogamente alla voice over di Isak nel prologo de Il posto delle fragole."