Con Point Break, Kathryn Bigelow fa cavalcare al poliziesco le onde del b-movie sportivo: Johnny Utah (Keanu Reeves), un giovane agente dell’FBI mandato in servizio a Los Angeles, si mette sulle tracce di quattro rapinatori che svaligiano banche con il volto nascosto da maschere raffiguranti ex presidenti degli Stati Uniti: Johnson, Nixon, Carter e Reagan.
Utah è costretto a infiltrarsi in un gruppo di surfisti, sospettati di derubare banche per potersi trasferire in altre spiagge durante la stagione invernale. Per questo film, la Bigelow sa esattamente cosa vuole, tanto che è lei stessa a disegnare gli storyboard nei minimi dettagli, sceglie in prima persona i colori di ogni singola tavola da surf, di quelli dei capi di abbigliamento, e lavora con una troupe di cameraman specializzati nelle riprese subacquee e aeree.
Bigelow in quell’ambito decise di lavorare con diverse macchine da presa, dalla Steadycam alla Super 35, usando particolari lenti che, soprattutto nelle scene di surf, hanno consentito di schiacciare l’inquadratura, ingrandito le onde e opacizzato la lucentezza dei contrasti di colore. Il risultato è un film sportivo e di azione, imprevedibile e senza cadute di ritmo. Point break rappresenta, dunque, il film con cui la regista raggiunge la totale padronanza della macchina da presa. Infiltratosi nella comunità dei nomadi, Utah trova in Bodhi (Patrick Swayze) una guida spirituale, e nel surf, il mezzo per forgiare il corpo in azione in un momento di perdita di sé nel punto di rottura dell’onda.
A Bodhi basta il proprio corpo in azione per sedurre Utah: nessun contatto, nessuna pistola, è solo attraverso il corpo che i due riescono a comunicare in modo complesso e su diversi livelli. Utah subisce fino in fondo il fascino del circolo dei surfisti, all’insegna dell’atto virile e del codice d’onore che si instaura tra i suoi componenti, ed è per questo che nonostante Bodhi conosca la sua vera identità (agente dell’FBI), non ha paura di gettarsi nel vuoto col paracadute che questi ha ripiegato per lui.
Bodhi non vuole ucciderlo, vuole solo riuscire a trasmettergli il brivido del piacere proibito, fargli valicare il limite tra legalità-crimine e allo stesso tempo vuole coinvolgerlo nella realizzazione del proprio sogno, “cavalcare l’onda del millennio ”: l’onda più alta come estrema sfida del corpo alle limitazioni della natura (nota). Utah è l’elemento mobile del film, colui che cambia, il suo occhio subisce un mutamento perché alla fine della storia le sue idee di partenza non saranno più le stesse. Ibridato con il film sportivo, Point Break, è uno dei film polizieschi più innovatori degli ultimi anni.
Diversamente da una generale tendenza del cinema contemporaneo, le cui immagini scivolano l’una sul’altra con lo scopo principale di sedurre lo spettatore, il cinema della Bigelow esiste e diventa tangibile a partire dalla consistenza dei corpi, dalle storie, dall’intreccio tra significante e significato, dalla poetica e dall’estetica rigorosamente in movimento, caratteristica principale della regista e di Point Break in particolare.

Nota. L’onda del millennio in quell’anno avrebbe toccato la costa australiana ed infatti alla fine del film è li che Utah ritroverà Bodhi.