Il background del regista più dark degli ultimi vent'anni non è ininfluente nella sua poetica e nel suo immaginario. Nell'infanzia di Tim Burton risiede la chiave di lettura del suo pensiero sulla società.

"Fin da piccolo egli rifiuta ciò che è “comune” e non accetta il continuo tentativo dei suoi concittadini, tra i quali i genitori, di tenere in piedi una falsa facciata di normalità. Abbandonerà madre e padre all’età di dodici anni. Il suo rapporto con loro non è mai stato felice e di questo Burton soffrirà molto.
Egli cresce come un bambino timido e poco socievole, in un posto dove l’aggregazione è all’ordine del giorno, dove le associazioni e i club pullulano. È in questo tipo società che nascono le tematiche care al regista, quelle che l’accompagneranno in quasi tutte le sue pellicole. Burton non riuscirà mai a inserirsi in un ambiente del genere e ciò lo condurrà a una sorta di ribellione silenziosa, a un progressivo isolamento che lo porterà a coltivare sogni e fantasie proprie. Ci sarà, da parte sua, la percezione della creatività come atto sovversivo, come tentativo di distinguersi dalla massa.
Ai tempi della scuola il giovane Tim preferisce esprimersi attraverso le immagini dei suoi filmini in super 8, piuttosto che con le classiche carta e penna. Egli crea delle variazioni di film che ha visto in televisione o al cinema. È del 1957 la riprogrammazione televisiva delle vecchie pellicole horror della Universal che sono una vera e propria folgorazione per il regista in erba.
Mostri sfortunati e incompresi come quelli presenti in Frankestein (id., James Whale, 1931) o Freaks (id., Tod Browning, 1932), provocano in lui un forte senso di immedesimazione. (…)
La fascinazione per ciò che Tim Burton vede al cinema o in televisione è fortissima. La maggior parte delle sue opere, anche le più mature, sono una personalissima rievocazione di ciò che egli, da vorace spettatore, ha consumato in giovane età.
Burton crea un mondo irreale attraverso la sua fantasia fin da bambino e in esso si rifugia, deluso da quello reale. È in questo periodo, tra l’altro, che nasce il suo gusto per tutto ciò che è un po’ kitsch e per la cultura pop. Tematiche e soggetti del regista americano, quindi, sono già definiti negli anni precedenti all’età adulta. È a Burbank che nasce la visione del mondo che egli porterà, con successo, sul grande schermo.
Che i suoi film siano abitati dallo spettro dell’infanzia è un commento fatto da numerosi critici. Il carattere paranoico della società in cui è cresciuto ha sicuramente influenzato l’atmosfera fobica e la vena macabra di molte sue pellicole. Sul finire degli anni della high school il suo talento visivo e le sue energie saranno concentrate, però, più nel disegno che nel cinema. Nel 1976 Burton ottiene una borsa di studio al California Institute of the Arts che gli permette di cominciare un periodo di apprendistato come animatore alle dipendenze della Walt Disney."