La scalata al successo di un giovane e talentuoso broker di New York preso sotto l'ala dell'avido e potente Gordon Gekko. Parola d'ordine: "Greed is good".

"Wall Street si colloca perfettamente in questo momento di vita artistica di Oliver Stone; la struttura, i conflitti narrativi, lo stratagemma dei “due padri”, uno buono e uno cattivo, che si contendono l’anima del giovane.
Nella giungla di Wall Street, ben diversa da quella dove aveva lavorato il padre del regista, Lou, agente di Borsa, tutti impazziscono per il denaro e sono pronti a divorarsi l’un l’altro a colpi di scalate minacciose e uso di informazioni riservate (il reato di “inside trading”).
Siamo ad un livello di classe sociale più elevato rispetto a Platoon, ma il linguaggio utilizzato è un frasario di guerra; Gekko parla in maniera aggressiva e militaresca. L’arte della guerra viene ricordata nelle parole, citate dai due protagonisti, del codice guerriero di Sun Tsu, uno stratega cinese del sesto secolo A.C.; il nome “Gekko”, il padre cattivo, ha un rimando alla lingua latina: Gekko è il nome di un piccolo sauro in grado di arrampicarsi dove vuole e il suo metodo di caccia è basato sulla lenta e inesorabile fascinazione della preda. Gekko deve fronteggiare il vero padre del ragazzo che lotta contro il finto padre per il controllo dell’anima del ragazzo.
Verrebbe naturale rievocare Platoon, la coppia di sergenti/padri che impersonano le due facce dell’idealismo americano, quello che sfocia nella psicosi di Gekko/Barnes e quello messianico di Carl/Elias; il giovane (interpretato da Charlie Sheen, sia in Platoon che in Wall Street) deve affrontare e risolvere questi due aspetti prima di potersi salvare dall’incubo della guerra e della disgregazione morale.
Stone ci mostra la lotta per la sopravvivenza, in una giungla dove tutto è possibile. Ma resta confusa la sua accusa: è sbagliato il sistema o l’abuso che se ne fa?"