Il cinema muto tedesco degli anni Venti, a lungo considerato soltanto come fosca premonizione del nazismo, viene presentato in una nuova e più corretta prospettiva quest’oggi alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone.

Nell’ambito della ricchissima produzione tedesca del primo dopoguerra (oltre 3.000 lungometraggi), concentrata tra il 1918 e il 1929, gli organizzatori delle Giornate hanno selezionato 15 titoli “dimenticati” e solo di rado inseriti in cicli o rassegne. Sono drammi circensi, adattamenti letterari, commedie piccanti, film sentimentali, diretti da registi che rivelano grande personalità e inventiva.

Come nel caso del film che viene presentato oggi al Teatro Verdi, Il cerchio della morte, del 1928, di Arthur Robison, un artista che si divise tra Berlino e Hollywood. Una delle ragioni dell’oblio che ha circondato per anni la conoscenza dell’ “altra Weimar” sta nel fatto che molti di quei registi erano ebrei che furono costretti all’esilio all’avvento del nazismo. Molti di loro ebbero la carriera distrutta e i loro nomi e i loro film furono del tutto dimenticati.

Destino ancora più tragico capitò all’attore Kurt Gerron, uno dei protagonisti, accanto a Marlene Dietrich, dell’Angelo Azzurro, alla cui vicenda è dedicato il documentario Kurt Gerrons Karussell di Ilona Ziok in programma quest’oggi. Showman ebreo tedesco molto popolare ai suoi tempi, Gerron venne internato nel campo di concentramento di Theresienstadt destinato prevalentemente a raccogliere artisti. Privati della libertà, del cibo e della speranza, i prigionieri del campo potevano fare solo ciò che sapevano fare meglio: allestire spettacoli e fare musica.

L’idea forte del documentario è quella di ricreare lo spettacolo di cabaret, il Karussell, scritto e messo in scena da Gerron nel campo di concentramento. Ute Lemper, Max Raabe e Ben Becker eseguono le canzoni di Gerron davanti a un pubblico composto da sopravvissuti di Theresienstadt. La tragedia finale di Gerron, fortemente simbolica del destino di migliaia di internati, è che egli si illudeva che i suoi spettacoli nel campo gli avrebbero salvato la vita. Accettò persino di dirigere per i nazisti un film di propaganda sul campo, Una città regalata agli ebrei, e gli unici 20 minuti sopravvissuti di questo straordinario documento verranno mostrati alle Giornate in coda al lavoro della Ziok.

L’evento musicale di oggi è Chicago, il cui accompagnamento dal vivo è affidato al Prima Vista Social Club. Non è sicura l’attribuzione totale di questo film a Cecil B. DeMille. Poiché il regista era impegnato nello stesso tempo nel lancio del suo kolossal religioso Il re dei re, non era infatti opportuno che il suo nome venisse coinvolto in una storia di crimine e torbide passioni. Perciò al di là di quanto l’intervento di DeMille sia stato effettivamente determinante appare accettabile la soluzione di indicare nel suo aiuto Frank Urson il regista principale. Ciò che più importa è la constatazione che Chicago è un’opera estremamente rilevante, e che la proiezione di Pordenone è l’anteprima europea di una copia a 35 mm recentemente restaurata dall’UCLA. Di Chicago esistono molte altre versioni cinematografiche, l’ultima delle quali è del 2002, con Catherine Zeta-Jones, Renée Zellweger, Richard Gere e la regia di Rob Marshall, ispirata al musical di Bob Fosse.