La Fondazione Cineteca Italiana propone ad Area Metropolis 2.0, per festeggiare la fine del 2007, una serata speciale all’insegna del grande cinema dedicato a “rapine e rapinatori”, in cui realtà e finzione si incontrano in modo inconsueto.

La serata inizia alle ore 19.00 con Banditi a Milano (1968) di Carlo Lizzani, un film/cronaca, che prende spunto da un fatto realmente accaduto nel 1967, quando alcuni rapinatori diedero l’assalto all’agenzia del Banco di Napoli in largo Zandonai a Milano. I banditi inseguiti dalla polizia lasciarono lungo le strade una scia di sangue, morti e feriti, colpiti dagli spari indirizzati alla folla.

La serata prosegue alle ore 21.15 con Fino all’ultimo respiro (1959) di Jean-Luc Godard, film manifesto della Nouvelle Vague, che prende a pretesto la realtà per occuparsi della sua rappresentazione e della sua ricostruzione filmica (a partire dal personaggio di Jean-Paul Belmondo che imita e ripropone, con evidente citazione, i gesti che caratterizzano lo stile recitativo di Humphrey Bogart, attore icona del genere “noir”). L’attenzione di Godard si concentra sul modo di raccontare, sugli aspetti formali della narrazione, sulle infrazioni alla continuità narrativa, sugli “errori” di grammatica cinematografica: elementi che hanno fatto di Fino all’ultimo respiro un film imprescindibile nella Storia del Cinema.

Data la sempre drammatica attualità dell’argomento, accanto alle opere di finzione, alle ore 23.00, saranno presentati anche alcuni rari documenti video, provenienti dall’archivio delle Teche Rai, relativi alle tragiche vicende di cronaca, che videro protagonista negli anni Settanta Renato Vallanzasca. La violenza urbana milanese degli anni Settanta è strettamente legata al nome di Vallanzasca, ladro nato, rapinatore, rapitore, artefice di crimini e omicidi. Il boss della Comasina è diventato nell’immaginario collettivo il bandito per eccellenza per la sua spregiudicatezza e inafferrabilità (non si contano le evasioni).
“Il bel René”, “rapinatore gentiluomo”, “il Re delle evasioni”, dal fascino torbido e contraddittorio, capace di sedurre le sue vittime (si ricorda la love story presunta con Emanuela Trapani da lui rapita e da lui stesso accompagnata a casa, dopo aver incassato i soldi del riscatto), riuscirà a creare attorno a sé un alone di leggenda, un fascino di bello e dannato, sprezzante del pericolo, che furono soprattutto i media a costruire, riportando delle migliaia di lettere da lui ricevute in carcere e delle numerosissime donne che innamorate di lui ne seguirono le imprese rocambolesche.
Questo montaggio di telegiornali e servizi filmati dell’epoca ricostruisce la storia e la leggenda di Vallanzasca descrivendo senza retorica i crimini di un bandito diventato il “mito” della mala milanese.

Chiude la serata la proiezione del film Il pellegrino di Charlie Chaplin, dove Charlot evaso da Sing Sing indosserà gli abiti di un prete per liberarsi della sua divisa da carcerato. Il film verrà accompagnato da una colonna sonora davvero speciale, realizzata dal vivo da Francesca e Federica Badalini con l’utilizzo di strumenti giocattolo.