Il 5 ottobre del 1934, a soli 29 anni, Jean Vigo muore a Parigi lasciandosi alle spalle quattro film, uno più breve dell’altro, realizzati in un periodo creativo durato appena cinque anni: ignorato dall’industria del cinema dell’epoca, censurato dalle autorità per “spirito anti-francese”, incompreso dal grande pubblico, il regista sarà rivalutato solo nell’immediato dopoguerra come prima, eclatante figura di cineasta indipendente, diventando un punto di riferimento assoluto per tutte le “nuove onde” del cinema a venire.

Figlio dell’anarchico Eugène Bonaventure de Vigo, nel 1917 vede il padre venire rinchiuso in carcere per le sue idee politiche: sarà trovato morto misteriosamente prima dell’inizio del processo. Questa esperienza contribuirà a forgiare il carattere ribelle e iconoclasta di Vigo, poi esasperato dagli anni del collegio a Millau (narrati superbamente in Zéro de conduite) e da quella salute cagionevole che lo perseguiterà fin da giovanissimo. Se il primo capolavoro, À propos de Nice, si inserisce nella strada maestra dell’avanguardia storica, è davvero difficile riuscire a classificare i suoi film successivi, frutto di un approccio al cinema completamente libero e visionario, ingenuo e dissacrante al tempo stesso, sempre sospeso tra sogno e realtà. L’Atalante, suo canto del cigno e, in fondo, suo unico, vero lungometraggio, verrà concluso poco prima della morte prematura, ma già basterebbe da solo a giustificare quell’alone di leggenda che a tutt’oggi (e a buon diritto) circonda il suo autore.

La giornata, che propone l’opera integrale di Jean Vigo in pellicola e in versione originale con sottotitoli italiani, è promossa dall’Associazione Culturale La Farfalla sul Mirino e dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale . Un ringraziamento particolare per averla resa possibile va alla Cineteca Griffith, alla Cineteca Cinemazero e alla Fondazione Cineteca Italiana.

La proiezione de L'Atalante, presentato nella versione restaurata dalla Gaumont nel 2001, la più completa esistente, sarà introdotta da Enrico Ghezzi.

PROGRAMMA

GIOVEDÌ 28 FEBBRAIO

ore 18.30
À propos de Nice (A proposito di Nizza, 1930)
Regia: Jean Vigo; soggetto e sceneggiatura: Jean Vigo; fotografia: Boris Kaufman; origine: Francia; produzione: Jean Vigo; durata: 28’ (22 fps); 16mm
Copia proveniente dalla Cineteca Griffith
Costretto a trasferirsi a Nizza con la moglie Lydu per curarsi da una malattia polmonare, Vigo ottiene un piccolo finanziamento del padre di lei per girare un documentario sulla città, in collaborazione con l’amico (e futuro collaboratore fidato) Boris Kaufman. Il risultato è uno dei grandi poemi visivi della stagione delle avanguardie (Kaufman, d’altra parte, è il fratello di Dziga Vertov), in cui si alternano realismo e spunti lirici, montaggio ritmico e satira feroce nei confronti dell’opulenta società nizzarda. Quest’ultimo aspetto più propriamente politico del film sarà ribadito da Vigo stesso nella presentazione del film presso il mitico Vieux Colombier, il teatro parigino in cui si incrociarono le maggiori vicende culturali del tempo: «In questo film – interprete una città le cui manifestazioni sono significative – si assiste al processo di un certo mondo. In realtà, non appena indicata l’atmosfera di Nizza e lo spirito della vita che vi si conduce (e che si conduce anche altrove, purtroppo!), il film si muove alla generalizzazione degli insulsi divertimenti, messi sotto l’insegna del grottesco, della carne e della morte, ultimi bruschi trasalimenti di una società che si abbandona, fino a darvi la nausea e a farvi complici di una società rivoluzionaria».

a seguire

Taris ou la natation (Taris, ossia del nuoto, 1931)
Regia: Jean Vigo; sceneggiatura: Jean Vigo; fotografia: Boris Kaufman; assistente alla regia: Ary Sadoul; origine: Francia; produzione: Gaumont-Franco Film-Aubert; durata: 10’; 16mm
Copia proveniente dalla Cineteca Cinemazero
Su commissione della Gaumont-Franco Film-Aubert, Vigo gira un breve documentario dedicato a Jean Taris, campione di nuoto francese, all’epoca molto popolare. Quello che avrebbe dovuto essere un semplice cortometraggio didattico, volto a illustrare le tecniche del nuotatore, nelle mani di Vigo si trasforma in un eccezionale esperimento figurativo, che sfrutta appieno tutte le possibilità espressive dell’acqua e del movimento corporeo. Anche grazie alla perizia tecnica di Kaufman e alle innovative riprese subacquee, infatti, Vigo riesce a imporre a un soggetto apparentemente banale tutta la sua carica visionaria, facendo le prove della più celebre sequenza de L’Atalante, quella in cui il protagonista si immerge nel canale alla ricerca del volto della donna amata.

a seguire

Zéro de conduite (Zero in condotta, 1933)
Regia: Jean Vigo; soggetto e sceneggiatura: Jean Vigo; fotografia: Boris Kaufman; musica: Maurice Jaubert; montaggio: Jean Vigo; interpreti: Jean Dasté, Robert Le Flon, Delphin, Du Verron, Pierre Blanchar, Luis de Gonzague; origine: Francia; produzione: Argui-Film; durata: 47’; v.o.; sott.it.; 16mm
Copia proveniente dalla Cineteca Cinemazero
«Il contrasto tra lo slancio fantastico e il senso di libertà e di onnipotenza magica propri del mondo infantile e l’ottusità autoritaria, l’implacabile segregazione e le regole inculcate proprie del mondo degli adulti, costituiscono la materia poetica del mediometraggio Zéro de conduite, un inno libertario allo scardinamento visionario dei sensi, rappresentato dal potere immaginario del cinema in forma lirica e tragica, giocosa e dolorosa a un tempo. Di fronte a questo capolavoro di grazia e di furia visiva, non si può prescindere dalla biografia di Vigo, dalla sua tormentata infanzia, dalla sua sete di vita e insieme dalla sua ansia di bruciare le energie psicologiche e fisiche, riversandole nell’enfasi delle immagini. L’insurrezione dei collegiali contro i maestri, i notabili e il direttore costituisce un vero e proprio “assalto al cielo”, simboleggiato nel finale, che vede i ragazzini asserragliati sui tetti: la rivolta diventa metafora pregnante della libertà creativa, della sua forza crudele e felice, feroce e innocente. Tutto ciò viene espresso con una tale carica di verità e di fisicità (si pensi alla sequenza della “battaglia dei cuscini”) da segnare il destino esemplare di questo film irriverente e libero: accusato dal governo di essere “antifrancese” e sottoposto a censura, poté uscire nei normali circuiti solo nel 1945, ma divenne un’opera di culto per i cineasti della Nouvelle Vague, e un esempio imprescindibile per tutti gli innovatori del cinema» (Bruno Roberti).

ore 20.30
Incontro con Enrico Ghezzi

a seguire

L’Atalante (1934)
Regia: Jean Vigo; soggetto: Jean Guinée; sceneggiatura: Jean Guinée, Albert Riéra, Jean Vigo; fotografia: Boris Kaufman, Louis Berger; musica: Maurice Jaubert; montaggio: Louis Chavance; interpreti: Michel Simon, Dita Parlo, Jean Dasté, Gilles Margaritis, Louis Lefèbvre, Maurice Gilles; origine: Francia; produzione: Gaumont-Franco Film-Aubert; durata: 85’; v.o.; sott.it.; 35mm
Copia proveniente dalla Fondazione Cineteca Italiana
Jean e Juliette, sposi novelli, vivono a bordo di una vecchia chiatta, l’Atalante, che Jean governa insieme al pittoresco marinaio père Jules e a un giovane mozzo. All’entusiasmo iniziale della vita di coppia seguono presto le prime incomprensioni, fino al giorno in cui Juliette decide di scendere a terra da sola e lasciarsi inghiottire dalle luci della vita parigina: sarà l’inizio di una breve separazione che in realtà servirà solo a rafforzare l’amore dei due protagonisti.
Considerato una vera e propria pietra miliare della storia del cinema, ancora capace di stupire e commuovere con la sua poesia semplice ma ricchissima di intuizioni, L’Atalante uscì poco dopo la morte di Vigo, che non poté mai approvarne una versione definitiva: neanche l’intricata storia di tagli e riedizioni, tuttavia, è riuscita scalfire il valore di testamento artistico e morale del film, un inno alla libertà e all’amour fou che ha conosciuto innumerevoli imitatori e che racchiude tutta la febbre di vita del regista nei suoi ultimi giorni. «A un amico che gli consigliava di risparmiarsi – scriverà François Truffaut – Vigo rispose che sentiva venirgli meno il tempo e che doveva perciò dare tutto e subito. Dietro la macchina da presa si trovava probabilmente in quello stato d’animo di cui parla Ingmar Bergman: ‘Bisogna girare ogni film come se fosse l’ultimo’».
Il film verrà presentato nella versione restaurata dalla Gaumont nel 2001, la più completa esistente.


Cinema Trevi - Cineteca Nazionale
Vicolo del Puttarello, 25
Fontana di Trevi - Roma
tel: 06.6781206
Ingressi: intero euro 5,00, ridotto anziani e studenti euro 4,00, tessera 10 spettacoli euro 30,00