"La Terza Madre" avrebbe dovuto essere (e lo è stata purtroppo) la conclusione di una trilogia sul mondo dell'occulto e della stregoneria iniziata con "Suspiria" nel ‘77 e proseguita felicemente con "Inferno".
Mi chiedo adesso, rivolgendomi al Sig. Parnetti (che ha scritto la recensione) come sia possibile non fare confronti con questi 2 capitoli, visto che non sono altro che l'incipit di cui "La Terza madre" non è che l'epilogo.
Io Capisco che a distanza di trenta anni la tecnologia ed il linguaggio del cinema si sono evoluti in un modo spaventoso, percorrendo strade ed utilizzando simbologie diverse;
Capisco che lo spettatore non può essere lo stesso, (ma perché non più esigente?) ed infine capisco che certamente non sia stato facile mettere su una sceneggiatura degna dei 2 episodi precedenti (ma sbaglio se dico che vi hanno lavorato in cinque?).
Ed allora mi domando, senza trovare risposta, come sia stato possibile portare sul grande schermo un film così brutto, per trama, cast, scenografie, fotografia, e quant’altro.
Un capitolo a parte va alla musica, che anche se non mi ha entusiasmato, resta forse la cosa più gradevole ed attinente alla storia…

Dario Argento ha sempre usato un modo del tutto personale nel creare le sue atmosfere, ed usando magistralmente la macchina da presa, con soggettive ripetute, particolari, dolly infiniti, e scegliendo luoghi e città come teatri delle sue storie, che non posseggono nome né collocazione temporale.

Suspiria ed Inferno
, sono 2 opere che resteranno nella memoria di chi ha amato ed ama tuttora il genere horror, e soprattutto di chi ha amato il cinema di Argento.
Due storie pervase da luci ed atmosfere inquietanti, passaggi segreti e stanze sommerse, nascoste dentro agli edifici maledetti costruiti a servizio del Male, dall’architetto Varelli, e ricostruiti in modo esemplare dalla troupe di Argento, dove non c'è respiro per lo spettatore, che è costretto ad assistere inerme ad una spirale di orrore e di morte dalla quale è impossibile fuggire.

Nella Terza madre non esiste più niente di tutto questo!
Non esiste suspanse.
Non esiste la paura.

Il primo delitto che apre il film, è semplicemente ridicolo: una ragazza alla quale viene dilaniata la bocca da tre demoni (per giunta goffi e grotteschi, completi di scimmiotta al seguito) è di una atrocità ed inverosimilità uniche.
Nessun essere umano sarebbe rimasto in vita dopo un martirio del genere.
L'unica innovazione è l'arma che stavolta è diversa, uno strano strumento di metallo pesante, che si allarga sotto la pesante avvitatura del demone dentro il cavo orale della poveretta.
Ma non è tutto, successivamente e più volte,la stessa viene colpita con un antico pugnale, ritrovato nell'urna (ed appartenuto alla Mater Lachrimarum) fino allo sventramento finale, con tanto di interiora che finiscono ad imputridire il pavimento, e che di lì a poco serviranno per impiccarla.
Ma io non sono qui a giudicare la tecnica dei massacri: - Dario ha sempre giocato su una estetica dell'omicidio portata all'esasperazione.
Basti pensare a Suspiria: il primo omicidio è violenza allo stato puro, onirica ed irreale se vogliamo, ed il cuore aperto di Pat che termina di battere sotto i colpi inferti dal servo della Mater Suspiriorum ne è la prova schiacciante.
Ma dietro tutto questo orrore è esistito un passato, un’alchimia di luci, di mistero, una sequela assordante, di carillon e di note, ripetute all’infinito, e di ambientazioni fantastiche ed affascinanti che in un crescendo totale portano alla sua catarsi.
Impossibile purtroppo fare paragoni, e qui sono d’accordo con lei; ed è per questo quindi che voglio considerare La Terza madre, “un episodio” a se stante, e non degno di nota.
Un “filmetto” da annoverare insieme agli altri che il Darione nazionale sforna da 20 anni a questa parte.

E ancora Mi chiedo dove siano finite le meravigliose inquadrature a cui il regista ci aveva abituato da sempre (gli omaggi ad Hitchcock non si contano).
Dove sono finite le atmosfere gotiche e simbolistiche che circondavano il Palazzo di Inferno e quello di Suspiria, e che avrebbero dovuto essere la colonna portante, l’ordito di tutta quanta la trilogia. Forse le ritroviamo nell’ultima casa, quella della Mater Lacrimarum?
O forse dentro le catacombe di una Roma poco credibile e scialba, che inorridisce al pensiero di non poter essere stata stupendo scenario al servizio di un cinema fantastico.

E infine, dov'è finita la vena creativa di un tempo?

“Perduta, forse, come lacrime nella pioggia”?

Un regista usa la macchina da presa, usa le inquadrature, come un pittore usa le sue pennellate, i suoi colori, raggiungere la loro sublimazione per poi alternarli ed attenuarne i toni.
Il suo linguaggio si evolve nel tempo, può subire cali, ma non peggiora nello stile, che resta unico ed inconfondibile.
Questa storia invece, ha una impronta e fotografia degna di una qualunque fiction televisiva, e pure una recitazione sotto la media dei film precedenti (forse dovuta anche ad un cast mediocre e male indovinato).

Adesso, per finire,userò alcune delle sue parole che mi hanno davvero molto colpito.

1 -“ Assistiamo ad una Roma devastata da una spirale di violenza che la trasforma in un Inferno terreno.”
Ma ha presente cosa evoca la parola Inferno?
A me non evoca quattro imbecilli che si azzuffano, uccidono donne per la strada, e si divertono a massacrare le auto parcheggiate da qualche ignaro cittadino.
Non sono 4 sgallettate stile “Madonna” vecchio stile, a crearmi il terrore di una catastrofe imminente, di una Apocalisse, come promette chi ha portato la storia sugli schermi.

2 -“La fotografia ne la Terza Madre è degna di nota”, e la Roma caotica e folle descritta e gelida è gotica al punto giusto”.
Ma ha presente a cosa ci riferiamo quando parliamo di ambientazione gotica?
Le suggerisco di farsi una carrellata veloce sui libri di storia dell’arte che riempiono gli scaffali delle biblioteche ed affrontano il tema dell’architettura, non ultimi quelli di letteratura romantica (inglese).
E se per Lei le bruttezze del film si rifanno soltanto all’uso sbagliato degli effetti speciali, è chiaro che i nostri punti di vista non solo sono divergenti, ma il loro confronto è assurdo di per sé.

Terminerò soltanto dicendo, che la presenza allucinante della figlia Asia, e l’uso improprio di una comica Daria Nicolodi/fantasma (che so per certo, avesse pure una sceneggiatura migliore per quest’opera, ma bocciata in partenza – non dimentichiamoci che la storia di Suspiria la dobbiamo a lei) hanno reso il film ancora più ridicolo.
Anche se tutti ormai sappiamo che Asia è il marchio di fabbrica sicuro di un prodotto orribile.
E se per horror intendiamo e vogliamo questo, Argento è riuscito
nell’intento alla perfezione.

Non continuerò oltre nella demolizione, perché non basterebbe un giorno intero per raccontare e biasimare ciò che c'è da biasimare, e mi fermerò qui.

Di questo scempio soltanto una cosa è rimasta impressa dentro ai miei cassetti della memoria: “Le bellissime immagini dei dipinti e delle litografie medioevali, da Bruegel a Delacroix da Luca Signorelli a Von Stuck” e potrei continuare ancora nelle citazioni delle opere d’arte (inutili ma ruffiane) comparse all’inizio ed alla fine del film, ma il tempo è inclemente e devo abbandonare questo mio percorso descrittivo , ma con un retrogusto amaro che sa di spiacevole.
Spiacevole perché evoca immagini passate, e purtroppo lontane, immagini di un cinema forse artigianale, forse più semplice per certi versi, comunque a parer mio un cinema con la C maiuscola, che purtroppo oramai non esiste più.

Con sommo dispiacere,
Massimo Brancolini