"Alla tesi segue naturalmente il suo opposto: la seconda storia rappresenta infatti l’antitesi.
Dal dramma realista passiamo alla situazione assurda, inverosimile, quasi comica, che in maniera altrettanto assurda si trasforma in tragedia. La vicenda si sviluppa negli ambienti dell’alta borghesia cittadina, nei suoi impeccabili quartieri dove lusso, ipocrisia e vanità vanno di pari passo con la carenza di solidarietà e affetti.
Nella seconda storia le preoccupazioni sono insensate e irritanti, i motivi di discussione e i pensieri sono futili e superficiali, così come irritante è il barboncino Richi, in contrasto con i problemi economici della prima storia e la calma serafica del Rottweiler Cofi.
A sostegno di quanto appena detto basti pensare che Valeria si trova coinvolta nell’incidente mentre va a comprare una bottiglia di vino: doveva essere un "Chateau Lafique del ’65".
La terza storia rappresenta la perfetta sintesi delle altre due: contiene gli stessi elementi di strada della prima storia ma è altrettanto assurda quanto la seconda. Il protagonista El Chivo è ora un diseredato ma è stato uno stimato professore universitario appartenente al cosiddetto salotto buono della città.
Per cui la storia del Chivo raccoglie gli elementi delle altre due diventandone una sintesi e costituendosi quale risoluzione del gioco dialettico.
Non è un caso che solo nella terza storia, sia presente il finale aperto e speranzoso, il finale positivo, il sospiro di sollievo che manca alle altre due storie, cioè la catarsi del personaggio che da antieroe ritorna “uomo”."