La 27a edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone (4-11 ottobre 2008), si presenta nel suo programma come un'edizione di bilancio, di sintesi, e nel contempo di rilancio, di scoperta di nuovi percorsi.

Gli eventi musicali sono la punta di questa ricreazione spettacolare, e quest'anno realizzeranno tra l'altro la promessa di ospitare Michael Nyman. Insieme a lui ci saranno anche i pianisti che fedelmente accompagnano le edizioni del festival. E tornerà l'evento di spontaneo entusiasmo della proiezione accompagnata dai locali, giovanissimi allievi della scuola media.

Quest'anno una sezione del festival sarà per uno dei suoi amici più indispensabili, Vittorio Martinelli, a cui si dedicherà la proiezione di rarissimi film italiani da lui ritrovati e desiderati, di Gallone, Vincenzo Scarpetta, Maciste, Omegna, Ambrosio (fotografato da Vitrotti), a conferma delle passioni onnivore di Vittorio. Ma ci si ricorderà anche di altri amici del festival, David Gillespie e Francis Lacassin.

Del russo Alexander Shiryaev, danzatore maestro del sommo Nijinski, si vedranno per la prima volta gli incunaboli non destinati a proiezioni pubbliche, una sicura rivelazione: non solo un documento sull'epoca d'oro della danza moderna ma anche un cinema d'invenzione e d'animazione, che prosegue le vitali scoperte delle Giornate nel cinema russo prerivoluzionario.

La rassegna sul "tocco francese" farà scoprire, attorno al dimenticato belga Jacques Feyder (cui sarà dedicato anche l'evento musicale finale con l'Octuor de France sui suoni di Antonio Coppola, Les nouveaux messieurs con Gaby Morlay, prodotto dall'Albatros nella fase finale del muto, scritto con Charles Spaak), opere di Jean Renoir, Augusto Genina (periodo Carmen Boni) e di altri cineasti da rivalutare.

"Hollywood sull'Hudson", a cura di Richard Koszarski, sarà un ulteriore viaggio tra i set infiniti dell'America, che sfuggono al destino della centralità hollywoodiana. Ma anche una somma di omaggi nascosti: alla grande Marion Davies, che nè Hearst nè Orson Welles possono cancellare, e di cui si vedranno tre film; a Gregory La Cava, autore sicuramente da riscoprire, maestro di commedia per nomi oggi più noti come Capra e Sturges; a Will Rogers, grande cowboy socratico dell'"Americana", considerato da Rossellini uno dei maggiori cineasti americani; a Louise Brooks (presente anche in altre zone del programma); a W.C. Fields, cui è dedicata anche un'intera sezione del festival, felice paradosso di un ritorno all'epoca muta di questo attore parlantissimo.

Nella transizione tra muto e sonoro si svolgerà anche l'ultima, dodicesima tappa del percorso dedicato a Griffith, di cui si vedranno i misconosciuti capolavori finali: con Carol Dempster, o con la demilliana Phyllis Haver, o con la latina di culto Lupe Velez, o ancora con W.C. Fields, o con Walter Huston protagonista di una biografia di Lincoln che riscrive molte ossessioni politiche del cinema griffithiano, e sopratutto col conclusivo The Struggle che si rivela oggi tra i massimi film americani. Si rivedrà anche, nel centenario della sua realizzazione, l'incunabolo The Adventures of Dollie, a concludere circolarmente il viaggio di Dollie rapita nella botte del cinema, e probabilmente si scoprirà che sono proprio questi film finali che rendono oggi Griffith maestro di cineasti modernissimi come John Gianvito.

Una sezione importante sarà dedicata ai film sulla prima guerra mondiale, nel novantesimo anniversario: con rari cinegiornali austriaci e danesi spiccherà il pacifista Umanità di Elvira Giallanella, i dialettici If My Country Should Call (con un ruolo di Lon Chaney) e Gloria (corale film italiano restaurato dalla Cineteca del Friuli con Cineteca Nazionale e Immagine Ritrovata).
Un'altra importante sezione documentaria si rivolgerà al terremoto calabro-siculo del 1908, attraverso cui il Friuli unirà l'Italia nella propria memoria.

Il programma incontra molte altre scoperte e ritrovamenti: un Vidor "di genere"; i film sloveni delle origini (a cominciare dal pioniere Karol Grossmann, anello di congiunzione tra Lumière e Lang); un ritorno alla Keystone di Sennett, Normand e Arbuckle; ritrovamenti di Max Linder, di Sessue Hayakawa, di una brillante Lillian Harvey in doppio ruolo; un Fairbanks diretto da Dwan; un film ceco di Karel Anton che dialogherà per la sua ambientazione a Venezia col film di Gallone in altra sezione. Spiccherà l'omaggio a Mary Pickford disseminato nel programma: il festival si apre con l'evento musicale Sparrows (Passerotti) di Beaudine, e si prolunga col raro film russo Il bacio di Mary Pickford di Komarov, col promo video di Katie Melua intitolato appunto a Mary Pickford e con alcuni documentari tra cui l'anteprima assoluta di quello realizzato da Nicholas Eliopoulos, la cui voce fuori campo (con un altro paradosso degno del cinema muto) s'incarnerà nella presenza al festival. Si tratta di un ammirato attore di oggi, Michael York, che il festival accoglierà con l'entusiasmo giovanile di chi scopre continuamente che il muto torna tra le passioni del nostro presente.

Completeranno il programma i consueti appuntamenti con FilmFair, con le vivaci discussioni del Collegium, con la Jonathan Dennis Memorial Lecture (quest'anno tenuta da Eileen Bowser) e con le Pordenone Masterclasses.
Contemporaneamente, a Sacile, promossa dall’amministrazione comunale e dall’Università di Udine, si svolgerà la seconda edizione della School for Film Music.

Nel corso della serata finale delle Giornate, la provincia di Pordenone assegnerà il 23° Premio Jean Mitry.

Info: www.cinetecadelfriuli.org