Il cinema non è ovviamente fatto solo di tensioni artistiche, ma è inserito all’interno di precise dinamiche economiche e politiche: da un lato oggetto di formazione e informazione del contesto sociale, dall’altro un bene sfruttabile economicamente.

Questo doppio contrasto è particolarmente evidente nel cinema d’essai, una definizione controversa e declinabile diversamente sotto molti punti di vista, ma che in sostanza si riferisce ai film di nicchia, sperimentali, indipendenti e a volte amatoriali, includendo tutto il circuito produttivo e distributivo che vi ruota attorno.

La tappa finale, obbligata, è la sala cinematografica, che in Italia può entrare nel settore del cinema d’essai solo se, come stabilisce un decreto legge del febbraio 2004, si impegna per almeno 2 anni a programmare film d’essai italiani ed europei rispettivamente per almeno il 70% e per il 35% della programmazione annua.
[Cfr. tesi di Silvia Cibien, Indipendenti e Majors. La distribuzione cinematografica italiana tra arte ed economia]

Ma qual è lo stato di salute di queste sale (considerando che i film d’essai molto spesso NON rientrano tra i blockbusters)?

Mantova ha riflettuto in questi giorni sul cinema d’essai e chiude oggi la manifestazione promossa dalla Fice, Federazione italiana cinema d’essai, presieduta da Mario Lorini, che costituisce l’appuntamento professionale italiano del cinema d’essai, durante il quale, con anteprime, trailer e incontri viene presentata la prossima stagione e vengono affrontati i temi di principale interesse.

Dalla tavola rotonda su Ruolo e identità dei cinema d’essai oggi: un’impresa possibile moderata dal produttore ed esercente Lionello Cerri.
Da qui sono emersi una serie di numeri interessanti.
In Italia sono 861 sono gli schermi cinematografici d’essai, e la regione in cui si trova il maggior numero di questi è la Lombardia (158), seguita dal Lazio (112).
Un film come The Millionaire ha registrato il 62% delle presenze proprio nei cinema d’essai. A questi dati positivi si affianca l’aspetto negativo riguardante le chiusure delle sale in Italia: dal 2001 si sono spenti 725 schermi, molti dei quali nei centri storici delle città.

Tre i punti che hanno visto concordi gli intervenuti alla tavola rotonda: centralità della sala d’essai, necessità di riscrivere le regole riguardanti il settore e urgenza di trovare nuove risorse.
Il direttore generale cinema del ministero per le Attività Culturali, Gaetano Blandini, ha sottolineato1 “il lavoro che gli esercenti d’essai hanno fatto, pur con grandi sacrifici, nell’interesse del cinema italiano. L’essai ha un valore straordinario sociale e di aggregazione che va sostenuto. A questo devono lavorare tutti i protagonisti del settore, anche produttori e distributori. Dal punto di vista delle regole c’è bisogno di una legge di sistema a cui bisogna dare un’accelerazione”.

Dal punto di vista dei produttori, Angelo Barbagallo, ha evidenziato come la sofferenza dei cinema d’essai abbia inevitabilmente penalizzato il cinema italiano di qualità. “Per le sale occorrono" – ha detto – "non solo incentivi per la programmazione, ma anche per la loro ristrutturazione”.
Anche Luigi Lonigro di 01 Distribution ha sottolineato la necessità di difendere le sale d’essai, così come Valerio De Paolis della Bim che ha espresso grande preoccupazione soprattutto per un dato: l’invecchiamento del pubblico che non si rinnova.
Il critico Paolo Mereghetti ha insistito sulla necessità di identificazione del cinema d’essai e della formazione del pubblico, nonché sull’urgenza di “una legge di sistema che dia nuove regole a prescindere dagli interessi delle singole categorie”.

Graziella Gattulli, dirigente Spettacolo ed Eventi della Regione Lombardia ha proposto al ministero per le Attività Culturali di “lanciare insieme un progetto pilota per sostenere le sale”.
Laura Delli Colli, presidente del sindacato giornalisti cinematografici e nuovo membro della commissione ministeriale per la qualifica di film d’essai ha criticato il sistema dell’informazione che, soprattutto per quanto riguarda i giornali, non sostiene il cinema di qualità e ha auspicato nuove regole per il riconoscimento dei film d’essai.
A conclusione del convegno il presidente della Fice, Mario Lorini, pur sostenendo la necessità di una legge di sistema ha ricordato l’esistenza di un decreto d’essai, cui la Fice ha collaborato, in attesa di approvazione ministeriale. Lionello Cerri ha dato appuntamento per l’11 novembre a Milano per il convegno sui cinema di città, organizzato dall’Anec, associazione esercenti cinema, che sarà l’occasione per approfondire i temi affrontati a Mantova.

1 www.cinecitta.com

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