Si è concluso il Festival internazionale del Cinema di Roma ed è tempo di bilanci.
Dal mondo del cinema, così come dalle istituzioni arriva un messaggio di grande soddisfazione.

Dal un lato il sindaco Alemanno ha lodato il successo della manifestazione, importante vetrina per la sua città: «Rispetto all’anno scorso», ha dichiarato ai giornalisti , «abbiamo avuto una crescita da tutti i punti di vista, in termini di afflusso di pubblico e attenzione, di stampa e di qualità della rassegna».
Una valutazione posititiva confermata dalle cifre: quest'anno, tra pubblico e giornalisti si sono sfiorate le 43.000 presenze, inoltre più spettatori votanti, più sponsor e più Paesi partecipanti (51 contro i 33 dell’anno scorso).

Grande entusiasmo anche tra gli organizzatori.
Primo tra tutti Francesco Gesualdi, presidente della Fondazione Lazio per lo Sviluppo dell'Audiovisivo, che parla della manifestazione come di un appuntamento ormai consolidato per la città di Roma.
Un’affermazione che in qualche modo vuole chiudere la disputa tra il Roma Film Festival e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: dopo varie tensioni accumulate dal 2006, anno della nascita del Festival romano che pareva voler competere e scalzare l’appuntamento tradizionale con il Leone d’Oro, sembra ormai definitivo lo spartiacque che divide le due manifestazioni e che consente loro di convivere insieme.

A Venezia il grande cinema d’autore, l’appuntamento storico e “blasonato”, nel capoluogo lo spettacolo, il festival popolare con un red carpet molto vivace e “disponibile” per un pubblico di semplici appassionati e di professionisti.
Per Piera Detassis, direttrice della rassegna capitolina, il suo festival è «al di fuori delle categorie e degli schemi tradizionali».
E questa “doppia faccia” la vediamo nella programmazione delle proiezioni e degli ospiti, che sciorina un’offerta di attualità che si muove tra l’inedito sperimentale, ma non disdegna l’appuntamento, per altro attesissimo, con i giovani protagonisti della saga di "Twilight".
Un festival che cerca di far interagire glamour, festa e qualità. Nella migliore tradizione capitolina.

I premiati:
La giuria presieduta da Milos Forman - affiancato da Gabriele Muccino, Gae Aulenti, Jean-Loup Dabadie, Pavel Lungin e Senta Berger - ha assegnato il Marc'Aurelio d'oro per il miglior film a Brotherskab del fotografo di moda italo-danese Nicolo Donato.
Il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio d'argento, oltre che il Marc'Aurelio d'oro del pubblico a L’uomo che verrà di Giorgio Diritti
Miglior attore è Sergio Castellitto per Alza la testa, e migliore attrice Helen Mirren per The Last Station.
Premio Marc'Aurelio d'argento al miglior documentario per la Sezione L’Altro Cinema | Extra a Sons of Cuba di Andrew Lang, con menzioni speciali a Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi e a Severe Clear di Kristian Fraga.

Le giurie dei ragazzi hanno premiato Last Ride di Glendyn Ivin con il Premio Marc'Aurelio d'Argento Alice nella città sotto i 12 anni, e Oorlogswinter - Winter in Wartime di Martin Koolhoven per il Premio Marc'Aurelio d'Argento Alice nella città sopra i 12 anni; una menzione speciale a Vegas di Gunnar Vikene.
Il premio alla carriera è stato assegnato a Meryl Streep.