Sabato 20 giugno nell’ambito della “Giornata del paesaggio” organizzata dall’Ecomuseo delle Acque del Gemonese e dedicata al paesaggio industriale e alle trasformazioni che lo caratterizzano, la Cineteca del Friuli presenta Ragazze di un paese con fabbriche (1980), documentario in due parti di Elio Bartolini, che si attaglia perfettamente al tema centrale di quest’anno.

Insieme a L’altro Dio del 1975, Ragazze di un paese con fabbriche è l’unico film diretto dallo scrittore e sceneggiatore. Fu messo in onda l’11 e il 18 agosto 1980 dalla RAI Regionale, che lo ha prodotto, e ritrasmesso per il territorio nazionale l’8 giugno 1984 su Rai Tre. Da allora sono state pochissime le occasioni per (ri)vederlo.

Oggetto dell’indagine di Bartolini è il cambiamento radicale che l’industria del legno ha portato nella vita degli abitanti – oltre che nel paesaggio – di Manzano e dintorni. In un’area di casali agricoli, in pochi anni sono sorte 900 fabbriche che all’inizio degli anni ’80 producevano 11 milioni di sedie e occupavano 15 mila persone. Prendendo in esame la vita quotidiana di alcune di loro, quattro ragazze ventenni, l’autore delinea il ritratto di una generazione, di un territorio e di un’epoca che appare già lontana, quella dell’ultima fase di passaggio dal Friuli agricolo a quello industriale, oggi in profonda crisi.

Nella prima parte dal titolo “Ogni giorno in fabbrica” la telecamera di Alessandro Ota (l'operatore che con i colleghi Marco Luchetta e Dario D'Angelo fu ucciso a Mostar nel 1994 durante la guerra civile fra croati e musulmani bosniaci) segue Tiziana, Luisa, Emilia e Patrizia nei rispettivi luoghi di lavoro, mentre sono intente a compilare fatture o a costruire, imbottire, foderare sedie. La voce fuori campo di Piero Padovan descrive e commenta le immagini mentre sono le ragazze a rivelare in prima persona pensieri, preoccupazioni, insoddisfazioni, l’attesa della fine della giornata lavorativa.

Nella seconda parte, “Il sabato operaio”, le giovani sono riprese invece a casa, al bar, nei negozi, in città, in chiesa. Le brevi incursioni nella vita privata di ognuna, già presenti nella prima parte, si estendono e l’indagine si approfondisce, facendo affiorare con maggiore evidenza le differenze di personalità e di atteggiamento verso la vita delle quattro protagoniste. L’elemento che le accomuna è il lavoro, quell’impiego sicuro presso l’industria della sedia che garantendo loro l’autonomia finanziaria le avvia verso uno status di donne indipendenti ed emancipate, in molti casi però sottraendole alle loro personali attitudini e aspirazioni.

La proiezione si svolgerà on inizio alle 16.30 presso la Galleria della Cineteca, in Piazza Municipio 3 a Gemona (ingresso libero).