Adrenalina a mille, donne e motori. Esiste un esotismo coatto che cerca il meraviglioso e l’avventura sull’uscio di casa, o meglio in strada, sfidando i semafori rossi. Anche 2 Fast 2 Furious, fortunato sequel di Fast & Furious, pesta di brutto sull’acceleratore, dimostra che la velocità è una droga e un poco si compiace di questa sua “dipendenza”.
Diseducativo? Forse. Ma di film sulle corse in macchina è piena la storia del cinema, e il fatto che si esaltino le pericolose drag race – corse clandestine notturne – è funzionale alla ricerca di massima spettacolarità. Per colpa di una di queste gare l’ex agente dell’Fbi O’Connor è stato costretto a lasciare il Bureau.
I suoi ex colleghi lo ritrovano disoccupato a Miami e gli propongono di collaborare alla cattura di un gangster amante delle auto. Lui accetta, a patto di poter lavorare con un amico asso del volante. Spegnendo il cervello e accomodandosi di fianco al guidatore, ci si diverte.
Sul fatto che John Singleton sia un bravo regista non ci piove, sul fatto che sia sprecato per simili produzioni anche. È però interessante l’aspetto multirazziale dell’operazione, dato che i tre eroi (il bianco Paul Walker, il nero Tyrese, la latina Eva Mendes) sembrano scelti apposta per coinvolgere un pubblico etnicamente diversificato. (Mauro Gervasini)