La premessa fondamentale per affrontare il cinema di Pasolini è quella di doversi porre in un’ottica differente da come si affronterebbe la visione di un film di un altro autore. Infatti, il suo modo di fare cinema è veramente ostico, e non soltanto per uno spettatore assuefatto ai blockbuster, ma anche per coloro che sono maggiormente predisposti alla visione di film più complessi. Dialoghi irreali, improvvisi tagli di montaggio a scena ancora in corso, in modo che non si capisca il perché di una certa azione, messe in scena stranianti e fortemente simboliche che presuppongono una conoscenza e una cultura che solo in pochi posseggono. I suoi film riflettono tutta la complessità della personalità del suo autore.
Per quanto riguarda Edipo Re, la struttura del film è complicata, c’è un prologo negli anni venti in un paese della pianura padana (S. Angelo Lodigiano), mentre il finale è ambientato nella Bologna dei giorni nostri (cioè del 1967 l’anno del film). E’ la parte centrale che si svolge nell’antichità classica, ed è stata girata nei magnifici scenari del deserto marocchino.
La storia di Edipo a grandi linee è abbastanza nota. Una profezia lo designava come colui che avrebbe ucciso suo padre e fatto l’amore con sua madre. Proprio per cercare di scongiurala, il padre cerca di ucciderlo appena nato ma il servo a cui viene affidato il compito non ha il coraggio di farlo, abbandona il bambino nel deserto che viene salvato da un pastore, il quale lo consegna al re e alla regina di Tebe. Una volta adulto Edipo inconsapevole del suo destino va a Corinto e ne diventa re. Per varie vicissitudini a Corinto il destino di Edipo si compie e lui si cava gli occhi per non vedere mai più la luce del mondo che è stato così crudele con lui.
Questo è un film che ha moltissime tematiche di cui si potrebbe discutere, tuttavia, un aspetto molto interessante, è il modo con cui Pasolini da punto di vista narrativo passa dagli anni venti all’antichità e dall’antichità alla Bologna attuale, cioè con un solo stacco di montaggio, proprio come aveva fatto Kubrick con 2001 Odissea nello Spazio, quando la scimmia antenata dell’uomo lancia in alto l’osso che ricadendo si trasforma in astronave. Però 2001 è del 1968, cioè è successivo a Edipo Re. Quindi la domanda è: Kubrick ha copiato da Pasolini? Oppure questo espediente narrativo l’avevano già usato altri registri prima di lui?
Probabilmente questa non è una questione fondamentale, si tratta semplicemente di una curiosità e di un gioco per maniaci della storia del cinema, però questo aspetto è sufficiente a spiegare la grandezza di Pasolini, e il suo cinema, pur essendo molto poco cinematografico (in senso classico) è all’avanguardia (per i suoi tempi) come capacità di messa in scena. Sicuramente, dunque, per molti aspetti Pasolini è un grande innovatore e anche per questo motivo è stato uno degli autori che maggiormente ha influenzato l’immaginario di schiere di nuovi registi. E che tutt’ora non ha smesso di svolgere la sua influenza.