"Il documentario, e la docu-fiction come il documentario, possono essere considerati i work in progress per eccellenza del mondo cinematografico. Essi infatti non possono mantenere una rigidità di scrittura troppo stringente. In questo modo potrebbero non essere valorizzati elementi non preventivati (e non preventivabili) che invece sorgono nel momento della loro realizzazione pratica. La scrittura del documentario, quindi, deve esistere ma senza la pretesa di essere assoluta e definitiva. Deve anzi essere pronta ad accogliere con opportune modifiche gli improvvisi cambiamenti che la realtà per sua natura offre. Molti aggiustamenti possono e devono avvenire in corso d’opera, a seconda della situazione trovata nel momento di “girare”. Le idee di partenza devono essere quindi molto elastiche e malleabili per permettere alla realtà in cui ci si imbatte di modularle e modificarle, anche profondamente." (Brano tratto dalla tesi di Laura Marchesi)